«Quello che era un sogno si è tramutato in un incubo. Quello che doveva essere un nuovo impianto sportivo è diventato un cantiere chiuso. Ciò che avrebbe permesso nuovo lustro alla nostra società, all’Ac Siena e a tutta la comunità senese è oggi lo specchio di inadempienze amministrative che gravano sulle tasche e su tutto il collante sociale di una cittadinanza che, per quanto coesa, non ha più la pazienza e le risorse per sostenere questa situazione». Così interviene la società Asta di Taverne d’Arbia in merito al progetto di realizzazione incompiuto di un nuovo impianto sportivo che sarebbe dovuto sorgere nel cuore della frazione senese e intorno a quei campi e quei terreni che già ospitavano l’attività sportiva della società stessa.

La richiesta di chiarezza «Le persone e le istituzioni amministrative e politiche che ci hanno accompagnato in questo progetto – prosegue l’intervento – oggi ci hanno voltato le spalle e chiuso le porte (leggi). Di fronte a tali atteggiamenti vogliamo chiarezza, spiegazioni e capire quale futuro attende la nostra società, le associazioni locali che ci affiancano, le imprese che hanno lavorato e soprattutto tutte quelle famiglie alle prese con disagi enormi. Questa è una sorta di ultimo appello che faremo in un’assemblea pubblica lunedì 22 ottobre alle 18 nella palestra di Arbia. Fino ad oggi abbiamo sempre dimostrato collaborazione e comprensione ma non siamo più disposti ad accettare tale situazione, nel doveroso rispetto di chi ha fondato questa società, l’ha fatta vivere negli anni e, insieme a lei, ha creduto e creato un collante sociale che è alla base di un vivere quotidiano. Circa un migliaio, infatti, le persone che svolgono un ruolo sociale, tra Asta Taverne e Avis, e che oggi si sentono presi in giro».

Fidejussione spada di Damocle «Sul nostro futuro e sul futuro di un’intera comunità – prosegue la nota dell'Asta – incombe la data del 31 dicembre quando scadrà il termine per l’accesso alle risorse previste dalla fidejussione di Banca Mps all’Ac Siena, oltre due milioni e mezzo di euro fermi nonostante il bene placido del Credito Sportivo».

Per scongiurare un epilogo nero «Chiediamo a tutte le parti in causa di assumersi le proprie responsabilità per ricostruire una vicenda che non vogliamo abbia l’epilogo peggiore, per conto nostro siamo pronti a fare la nostra parte nell’augurio che quel sogno possa tramutarsi finalmente in realtà. L’intento dell’incontro pubblico di lunedì è quello di trovare una soluzione condivisa al problema”.
 
La ricostruzione della vicenda

Gli inizi Nel febbraio del 2010 i consiglieri di minoranza dell’Ac Siena Andrea Bellandi e Alberto Parri si rivolgono all’Asta Taverne per sottoporre un progetto di fattibilità di un centro sportivo comune con il Siena, che riporti la squadra della città ad allenarsi all'interno del territorio comunale. Solo dopo pochi giorni il presidente Massimo Mezzaroma viene a visionare i campi e si dichiara entusiasta del progetto perché possibile realizzare con costi contenuti. Il Consiglio dell’Asta Taverne accetta l'idea del progetto anche perché ancora in attesa della definizione del campo in sintetico che era stato inserito nel piano biennale del Comune di Siena. Il nuovo progetto avrebbe portato beneficio alla società, le avrebbe permesso di avere due campi in sintetico di cui uno nella parte adiacente alla sede della Pubblica Assistenza, di avere locali più ampi per gli spogliatoi, la segreteria e la logistica, e quindi di poter meglio sviluppare l'attività della scuola calcio e di poter incrementare anche le attività economiche del paese con gli allenamenti del Siena. Nel frattempo il Comune di Siena aveva rassicurato l'Asta Taverne che il progetto poteva essere definito nel loro terreno dove esistevano già gli altri campi, e in un terreno adiacente alla Pubblica Assistenza, che c'erano le coperture economiche, che il Siena avrebbe sostenuto economicamente l'Asta Taverne fino al termine dei lavori data la mancanza degli introiti pubblicitari sui campi, degli incassi delle partite e del bar e, soprattutto, alla luce dei costi a carico per l’affitto di numerosi campi della provincia al fine dell'attività di tutte le squadre. Anche l'associazione Avis aderisce al progetto visto lo scopo sociale acquistando i terreni adiacenti alla Pubblica Assistenza per poi darli in concessione all'Asta Taverne per definire un terzo campo in sintetico e le strutture logistiche di tutto l'impianto.

La formazione di un'Ati Nel maggio del 2010 l'Ac Siena chiede al Comune di Siena di poter realizzare il nuovo impianto e di poterlo gestire in collaborazione con l'Asta Taverne. Subito dopo il Comune di Siena dà un parere di massima positivo rassicurando la stessa Asta Taverne sulla fattibilità del progetto. Il 15 settembre 2010 la Giunta comunale dà parere positivo ad una concessione decennale degli impianti di Taverne ad una Ati (Associazione Temporanea di Imprese) formata dall'Ac Siena in qualità di realizzatore del progetto e dall'Asta Taverne in qualità di gestore dell'impianto e tutti e due in qualità di utilizzatori. L’11 ottobre 2010 si costituisce l'Ati fra l'Ac Siena e l'Asta Taverne per la realizzazione e la gestione dell'impianto. Il 28 ottobre il Comune dà la concessione dell’impianto all’Ati per 10 anni e esattamente un mese dopo iniziano i lavori (leggi) con lo smantellamento dei campi esistenti per realizzarne 3 nuovi, vari spogliatoi, tribune, parcheggi, bar ristorante, palestre, magazzini e uffici vari.

Il mutuo A tal fine l’8 luglio del 2011  viene deliberato dal credito sportivo un mutuo di scopo pari a 2.295.000,00 euro con fidejussione della Banca Mps di Siena per 2.685.000,00 euro a vent'anni ad un tasso molto basso con agevolazioni in convenzione per gli interessi. Nell’agosto 2011 il Comune di Siena prolunga la concessione all’Ati per 20 anni come richiesto dalla delibera del Credito Sportivo.

Il rallentamento dei lavori Nel mesi successivi i lavori iniziano ad andare a rilento, però vengono realizzati i campi in sintetico ed in erba della struttura principale ed il grezzo del primo spogliatoio con una parte degli impianti. A dicembre 2011, con le strutture quasi ultimate, si interrompono i lavori lasciando l'intera area inutilizzata, e gli impianti realizzati ad un lento degrado; le ditte fornitrici non riescono più ad incassare le fatture emesse per i lavori, il Siena non riesce a prendere il mutuo del credito sportivo, perché il Mps non rilascia la fidejussione promessa ed il Comune, in qualità di concessionario dei terreni, non riesce a sbrogliare la situazione.

Il passo indietro L’Ac Siena sostiene economicamente l'Asta Taverne per il primo periodo dei lavori, poi interrompe i pagamenti concordati inerenti i rimborsi per il mancato utilizzo delle strutture, creando un serio ostacolo al regolare svolgimento dell'attività dell'Asta Taverne e, a mezzo stampa, il presidente Mezzaroma si dichiara non più sicuro della realizzazione dell’impianto.