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SIENA – “Sapete che io non sono mai stato un trionfalista. Lasciamo però una città più in ordine e più forte di quella che abbiamo trovato. E questo è sotto gli occhi di tutti”.

L’addio di Luigi De Mossi è durato una quarantina di minuti. Puntellati dalle cose fatte nei cinque anni di mandato. “Aver fatto cinque anni in questo periodo è quasi come averli fatti 10. La libertà delle persone vale più di qualunque altra cosa. La poltrona non è un obbligo e scendere volontariamente dalla persona non è indebolisce la personalità di chi c’è. La mia persona non perde un centesimo di quello che sono”, ha spiegato il sindaco di Siena.

“Definirei questo periodo come un passaggio dal tramonto degli anni precedenti all’alba di questi giorni – ha quindi aggiunto -. Quest’amministrazione ha governato negli anni più difficili del dopoguerra: quelli della pandemia, del conflitto in Europa e delle crisi conseguenti”.

La premessa, che si accompagna al fatto di essere riuscito “a mandare a casa la sinistra”, è propedeutica all’elenco delle cose fatte. “Quando sono arrivato io il bilancio del comune era in deficit. Lo lascio con 4 milioni in avanzo. Senza chiedere un euro alla Fondazione Mps”, ha proseguito il sindaco, che su questo punto si è poi dilungato: “Ho ritenuto fin dall’inizio che non chiedere soldi alla Fondazione fosse doveroso. Il Comune non deve aver bisogno di una stampella, ma deve avere la sua indipendenza economica”.

Dal piano operativo, “sembrava che questo tramonto non dovesse mai finire, invece anche sull’urbanistica abbiamo iniziato a vedere l’alba”, alla Fondazione Santa Maria della Scala: “Era vent’anni se ne parlava e noi in sei mesi lo abbiamo fatto”. Il complesso museale è un punto nevralgico della dissertazione del primo cittadino: “Io non credo che il santa maria della scala sia solo un museo, ma una factory, un opificio in cui i cittadini devono ritornarci. Deve essere un luogo di aggregazione, dove ci si scambiano idee e opportunità. Deve dialogare con Louvre, Moma, ma anche con gli Uffizi”.

Dialogo che può essere la parola chiave per la Siena che verrà: “Ho definito spesso questa città insulare, perché questo isolamento era dovuto all’autosufficienza economica. Oggi non è più così. Nonostante gli sforzi per salvare Mps, cosa che per ora è avvenuta, dobbiamo ricollocarci. E’ il turismo è un’opportunità, ma non ci deve cannibalizzare. E’ uno dei temi del futuro”.