LUCCA – Più che un concerto, un karaoke. Il concerto di Rod Stewart è stato un concentrato di grandi canzoni, hit indimenticabili legate tra loro dal filo della memoria, senza per questo perdere fascino, emozioni e divertimento. Citarne alcune a scapito di altre rischieremmo di scontentare i lettori. Possiamo solo dire che il Nostro non si è risparimato.
Rod Stewart, pietra miliare del rock anni Settanta/Ottanta, non ha deluso gli ottomila che sono accorsi al Lucca Summer Festival per l’unica data italiana del suo tour europeo che si concludeva proprio a Lucca.
Un concerto, ma anche un viaggio nella grande musica. L’omaggio, non scontato al blues di Muddy Waters (una accelerata e ritmata “Rollin’ and tumblin’) e l’ormai classica cover di “Have I Told You Lately That I Love You” di Van Morrison. Per giustificare le necessarie pause in cui si cambiava abito di scena e magari si riprendeva, anche un sorprendente omaggio alle Labelle con le coriste (bellissime e bravissime) a cantare “Lady marmelade” mentre sullo schermo scorrevano le immagini di una carriera portentosa che lo inserisce di diritto tra i grandi del rock, con quella voce ancora roca che lo rende il più nero tra i bianchi.
Divertito e divertente, sir Stewart non ha mancato di ricordare i grandi amici e compagni di avventura, con dediche particolari a Jeff Beck, Tina Turner, Christine McVie. Ma non è stato solo divertimento. In uno dei suoi tanti cambi d’abito, si è presentato sul palco con una sgargiante giacca gialla e camicia celeste, i colori della bandiera ucraina, per dire, se qualcuno non avesse capito, da che parte sta ancora il rock, quello serio. Sempre dalla parte della “No war”, come la scritta che campeggiava sui maxi schermi mentre cantava “Rythm of my heart”, e dalla parte dei diritti civili, come nelle immagini di Martin Luther King, che scorrevano durante l’esecuzione della bellissima “People get ready” (dell’amico Jeff beck, appunto). Il rock non è morto e continua a suonare forte per noi. Grazie Rod.