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Il Cattivo Governo

C’è qualcosa che si muove a Siena sul fronte politico, anche se ancora non sappiamo bene cosa sia. Eppur qualcosa si muove e sembra avere un sapore di vecchio che consideravamo superato. Di certo non è la discontinuità che tutti auspicano. Il ritorno sulla scena pubblica di Franco Ceccuzzi, infatti, è già di per sé una notizia che deve invitare a riflettere. Ma se la sua rentrée è per il momento legata al dibattito sulla riforma costituzionale e Ceccuzzi ha lestamente ripristinato l’associazione Polis per sostenere le ragioni del Si, non possiamo non interrogarci sulle ragioni di questo suo rinnovato attivismo.

Giovedì 24 ottobre prossimo, dunque, al circolo Arci dei Due Ponti, moderato da Alessandro Piazzi, l’ex sindaco di Siena e ex deputato sosterrà le ragioni del partito di cui è stato l’anima per molti anni, il Pd oggi di Matteo Renzi. Dunque, Ceccuzzi è un renziano come il consigliere regionale Stefano Scaramelli, il sindaco Bruno Valentini e la segretaria provinciale Silvana Micheli? Chissà, forse non della stessa intensità però qualcosa sotto può esserci. Di certo c’è che il suo rientro coincide con una serie di defaillances della maggioranza che sostiene Bruno Valentini in Comune che non possono passare inosservate.

Giusto qualche giorno fa (martedì 11 ottobre) il prudente Alessandro Masi, segretario dell’Unione comunale del Pd, se n’è uscito con un lungo intervento che anziché placare gli animi nel suo partito ha scatenato la bagarre. Errore o sommo studio? Cosa diceva? Poco, in realtà, se non legare i destini di Siena alla Regione Toscana. Ma quel documento pare sia stato dettato da un incontro a Firenze tra lo stesso Masi, forse Scaramelli e il segretario regionale del Pd, Dario Parrini, dove Masi si sarebbe presentato dimissionario, non potendo più reggere le tensioni interne. Fu, invece, convinto a rimanere fino al congresso del 2017 e, forse con una buona dose di perfidia, utilizzò l’uscita pubblica per stroncare di fatto il legame tra Valentini e gli alleati di Siena Cambia, oggi Siena Attiva, che in giunta esprimono il vicesindaco Fulvio Mancuso. In mezzo a mille parole, infatti, auspicava «un dialogo con Siena Futura (quella di Mauro Marzucchi, oggi all’opposizione, N.D.R.) per arrivare a convergenze programmatiche che portino ad un confronto con nuove forze politiche e civiche in vista di una nuova coalizione per Siena per il 2018». Ecco, tutto qui.

Alessandro Masi non poteva non rendersi conto che così facendo stava dando fuoco alle polveri che, infatti, di lì a poche ore sarebbero esplose. La maggioranza che sostiene Valentini dal 2013 è andata in fumo in poche ore e al Consiglio comunale successivo non ha avuto il numero legale a causa dell’abbandono dell’aula proprio dei consiglieri di Siena Attiva. A peggiorare le cose anche l’interruzione del Consiglio per una errata interpretazione del presidente del Consiglio, Mario Ronchi. E così in pochi giorni il sindaco Bruno Valentini si è trovato in grosse difficoltà, confermando alla città di essere appeso ad un filo. Un filo che lo lega anche alle decisioni del palazzo di Giustizia e all’appuntamento del prossimo 11 novembre in merito ad una delle vicende che lo vedono imputato quale ex sindaco di Monteriggioni.

Non interviene mai ma quando interviene Masi lascia il segno, non c’è che dire. Solo che viene da domandarsi a favore di chi. Stefano Scaramelli che sta cercando da tempo di accreditarsi come homo novus in città avrà gioito, ma forse non era lui il beneficiario. Se consideriamo che lo stesso Masi, come Ronchi e come diversi consiglieri comunali e chissà quanti altri democratici, ancora non messi in campo, sono degli storici ceccuzziani non pentiti c’è da immaginare una regia comune che comincia ad intravedersi. E lo scenario pare di guerra senza quartiere né partito. C’è poi un altro dettaglio del puzzle apparentemente slegato ma che può essere inserito in questa lettura, l’incarico recente assegnato a Riccardo Burresi dall’assessore regionale alla sanità Stefania Saccardi, renziana della prima ora. Un incarico che segna il definitivo distacco dell’ex presidente del Consiglio provinciale dalla corrente dem di Alberto Monaci e lo pone sotto il riferimento della stessa assessora che vuole sapere cosa accade nella nostra città. Un dispetto per Monaci e forse un favore a Scaramelli o a Ceccuzzi?

Intanto, poche ore fa, proprio Siena Attiva ha rilasciato un comunicato nel quale senza nominarlo parla di Franco Ceccuzzi e lo invita a farsi da parte. «Notiamo con rammarico che, sfruttando il dibattito politico nazionale, sono rientrati nuovamente sulla scena politica locale, con incontri pubblici, alcuni personaggi che hanno caratterizzato una fase che Siena, per fortuna, ha definitivamente superato. Una fase caratterizzata da un sistema di potere egemone, anche con commistioni tra politica e finanza, che ha prodotto delle storture epocali, di cui questa città paga ancora le conseguenze drammatiche. Ci auguriamo che il dibattito politico non torni ad essere avvelenato da queste vecchie logiche che, per fortuna, Siena ha definitivamente messo da parte. La nostra città ha bisogno di un dibattito politico anche duro, ma sano e non inquinato da un passato da archiviare per sempre: avete già dato, fatevi da parte!». Già, da parte. In politica però nessuno si fa veramente da parte fino a che altri non lo metteranno definitivamente all’angolo. L’unico interrogativo a questo punto è cosa abbia fatto di tanto male la Città per meritarsi ancora questi venti di guerra.

Ah, s’io fosse fuoco

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