Novanta milioni di investimenti nel settore lapideo per la provincia di Massa Carrara e oltre 250 posti di lavoro, previsti nel giro di pochi anni, con la rivitalizzazione di un intero settore, l’economia in ascesa, immense prospettive future e un giro di affari che potrebbe raddoppiare per il comprensorio apuo- versiliese. E’ il nuovo piano di sviluppo di Confindustria Livorno-Massa Carrara, ma non è gratuito. Costerà alla Regione Toscana un passo indietro sulla legge 35, perché gli industriali del marmo, che nel 2012 hanno superato quelli di Verona per export di lavorati, chiedono «garanzie legislative, tranquillità lavorativa e concessioni prolungate di 50 anni». Il tempo necessario, cioè, per ammortizzare investimenti così cospicui.
La fotografia del settore Il nuovo piano di sviluppo è stato presentato dal direttore generale di Confindustria Livorno-Massa Carrara, Umberto Paoletti, e dal presidente vicario Erich Lucchetti. Le due associazioni industriali, quella di Livorno e quella apuana, si sono fuse a giugno scorso e ne è nata la necessità di nuove strategie, che sintetizzassero i bisogni degli industriali di due terre apparentemente molto distanti tra loro, con diverse specificità: il marmo, il manifatturiero, il porto, la siderurgia. Oggi, le iniziative per il settore lapideo sono pronte a decollare, in un comprensorio che è il primo in Italia con 536 milioni di euro di lavorati, il 33% dell’export nazionale; 13 mila lavoratori, tra diretti e indotto, il 10% degli occupati in provincia e il 22% nel solo comune di Carrara; il 16% del Pil provinciale che arriva dal lapideo ed entrate per le amministrazioni, ricavate dalle tasse pagate dagli industriali, salite a circa 26 milioni di euro per il comune di Carrara e a 2 milioni per quello di Massa. Soldi che finiscono nei bilanci correnti e che quindi aiutano i comuni a gestire meglio le proprie risorse. «Numeri che la Regione non può sottovalutare- spiega il direttore Paoletti-; va da sé che sostituire il lapideo con qualsiasi altra forma di attività risulterebbe impensabile, folle, un disastro economico e sociale di dimensioni epocali».
I progetti Novanta milioni di euro sono pronti ad essere investiti in progetti innovativi che vanno dalla creazione della Newco Carrara Marble Way, per l’utilizzo delle scaglie di marmo (500 mila tonnellate prodotte in un anno) e delle terre (250 mila tonnellate), in settori mai sperimentati come l’agro-alimentare, la chimica e l’arte; l’invenzione di innovativi marble-box, mattoni di marmettola da introdurre nell’edilizia; il risanamento di lastre e blocchi di marmo “impuri”, con difetto, destinati ai mercati secondari e ancora una Fondazione Marmo, che si occupi di finanziare la cultura a Massa Carrara e progetti di emergenza sociale, fino all’ultimo grande progetto sulla sicurezza nelle cave, in collaborazione con la Asl, che coinvolgerà tutti gli associati.
Le richieste alla Regione «Abbiamo bisogno della certezza di una continuità di impresa – dice Erich Lucchetti -; investimenti di questo tipo necessitano di una tranquillità imprenditoriale che oggi non esiste. La Regione chiede nella legge 35 di portare la quantità di lavorato in loco al 50% e prevede concessioni a 25 anni. Per raggiungere quella percentuale ci basterebbero investimenti da pochi milioni di euro, visto che siamo già al 46% nel comprensorio Apuo-Versiliese; noi offriamo investimenti per 90 milioni, ma chiediamo concessioni a 50 anni. Se ci frenano, allora freneremo anche noi”».