Agli italiani piacciono i contenuti della riforma costituzionale ma voteranno no al referendum. Lo dice un’indagine condotta dal Laboratorio di Analisi Politiche e Sociali dell’Università di Siena, in collaborazione con con Toluna. L’indagine, condotta su un campione di circa 2000 unità stratificato per quote di genere, età, aree di residenza e livello di istruzione, ha fatto vedere che tra gli italiani emerge un orientamento favorevole nei confronti della riduzione del numero dei senatori (86%), abolizione degli stipendi dei politici (64%), superamento del bicameralismo perfetto (55%) e nuova composizione del senato (52%). Tutti i punti contenuti nella riforma su cui si basa la chiamata alle urne del 4 dicembre. Ciò nonostante il campione analizzato ha detto che nel 44% voterà no, contro un 25% che si dichiara apertamente in favore del si.
L’indagine dell’UniSi Lo studio non vuole prevedere il risultato del referendum, ma indagare il livello di conoscenza degli italiani sui temi referendari, il ruolo dell’informazione nell’indirizzare il pubblico, i possibili effetti della personalizzazione del referendum. «Il referendum e in parte la legge elettorale convince ma non vince», ha commentato il direttore del dipartimento di Scienze sociali, politiche e cognitive dell’Ateneo senese, Pierangelo Isernia, specificando che: «La forte caratterizzazione politica condiziona il dibattito referendario: in sostanza, pur riconoscendo alcuni meriti nelle riforme, le persone voteranno seguendo le loro preferenze partitiche». Percezione che trova conferme anche in alcune voci dell’indagine condotta all’Università di Siena: il 68% degli intervistati giudica negativamente l’operato dell’attuale governo, circa stessa percentuale (63%) di chi ha detto che il premier Renzi dovrebbe dimettersi in caso di vittoria del no al referendum.
Landini all’Università di Siena per sostenere il no L’indagine è stata presentata nel corso di un confronto con gli studenti dell’ateneo tra rappresentanti sostenitori del si e del no. Ospite illustre, su quest’ultimo fronte, il segretario generale della Fiom Cgil Maurizio Landini: «La costituzione deve rimanere, sono i governi che devono passare: nessun governo può pensare di poter cambiare la costituzione a proprio piacimento. Siamo in presenza di riforma fatta dal governo e questo è sbagliato», ha detto Landini, specificando che errati sono i «temi di discussione: ha sbagliato Renzi a dire che se ne sarebbe andato in caso di vittoria del no». Una posizione, ha concluso il segretario della Fiom, che non vuol dire «che la costituzione è intangibile, ma salvaguardarla significa mantenere una basa comune su cui impostare le future riforme. Siamo per il cambiamento ma non in questo modo».