FIRENZE – “In continuità con il semestre precedente, nella Regione permane la presenza e l’operatività di soggetti contigui alle organizzazioni criminali mafiose ma anche di consorterie criminali straniere”.

Anche nei primi sei mesi del 2022 il rapporto della Dia conferma che la Toscana non è indenne dall’attenzione della criminalità organizzata. “Le attività investigative hanno ulteriormente mostrato – si legge ancora nel documento, che prende in esame tutto il Paese – come la Toscana rappresenti una terra di interesse per le consorterie criminali. Nello specifico, le attività criminali si concentrano nell’estorsione e nell’usura, nel traffico e spaccio di sostanze stupefacenti tra la regione d’origine e la Toscana stessa, nella gestione, traffico e smaltimento illecito di rifiuti, nel riciclaggio di danaro e reimpiego in attività immobiliari o imprenditoriali, con particolare riferimento al settore turistico-alberghiero e, infine, nella penetrazione nell’economia legale tramite l’alienazione e/o costituzione di attività imprenditoriali edili con l’obiettivo di acquisire appalti pubblici”.

Tra le organizzazioni criminali italiane nella relazione si evidenzia come “le attività investigative in questo semestre hanno portato alla luce traffici illeciti organizzati da soggetti legati alla ‘ndrangheta che continua a dimostrarsi attiva in Toscana”, mentre “se nel semestre in parola non sono state registrate criticità legate alla criminalità organizzata siciliana le attività info-investigative sinora esperite confermano la presenza nel territorio di soggetti affiliati o contigui a varie famiglie mafiose siciliane trasferitisi in Toscana da diversi anni e che, tuttavia, mantengono nel territorio un basso profilo”.

“Ad oggi – si precisa -, sulla base delle attività condotte in ambito regionale, nonchè dei provvedimenti interdittivi antimafia emessi dai prefetti competenti, ‘cosa nostra’ risulta attiva ma apparentemente meno penetrante in Toscana rispetto alla ‘ndrangheta e alla camorra che, invece, dimostrano elevata capacità d’infiltrazione e radicamento nel tessuto socio-economico”.

“Per quanto attiene alla criminalità straniera, le nazionalità maggiormente presenti nel territorio toscano si confermano quelle romene, cinesi e albanesi. Rivestono tuttavia un ruolo significativo anche i soggetti di etnia magrebina e nigeriana, impegnati soprattutto nel traffico e nello spaccio di sostanze stupefacenti. In particolare, le compagini albanesi sono quelle maggiormente dedite alle attività illegali, seguite dai gruppi cinesi che, come noto, continuano a mantenere un ruolo primario in molte attività, specialmente nel distretto del tessile-abbigliamento che coinvolge l’hinterland fiorentino fino a ricomprendere tutta la provincia di Prato e parte di quella di Pistoia”.

“Con riferimento alle condotte illegali perpetrate da soggetti di etnia cinese” oltre “ai reati inerenti alla produzione e alla commercializzazione di merce contraffatta o non conforme alla normativa comunitaria, si confermano il favoreggiamento dell’immigrazione clandestina e lo sfruttamento della manodopera irregolare, nonchè ai reati estorsivi e predatori commessi prevalentemente nei confronti di connazionali”. Nell’ottica poi di prevenire infiltrazioni mafiose nel tessuto socio-economico fiorentino, si afferma nella relazione che “si rende necessario il monitoraggio, da parte degli uffici preposti, degli affidamenti delle grandi opere pubbliche che saranno avviati con gli stanziamenti comunitari”, riguardo al restante territorio nelle province di Prato e Pistoia “permane la presenza di esponenti della criminalità cinese, ma anche della criminalità italiana, con particolare riferimento alla camorra”.

Resta, inoltre, un settore di possibile esposizione alla infiltrazione criminale quello dei rifiuti, emerso grazie alla operazione ‘Keu’ diretta dalla Dda di Firenze “che ha evidenziato il ruolo attivo di soggetti legati alla ‘ndrangheta nelle province di Arezzo, con particolare riferimento alla zona del Valdarno e Pisa, con riferimento al territorio compreso tra Pontedera e Santa Croce sull’Arno. Gli interessi criminali possono estendersi, inoltre, su tutta la costa, dall’Argentario alla Versilia, passando per la provincia di Grosseto e in particolare l’alta Maremma (ove riveste sempre particolare interesse il territorio di Follonica, già teatro in passato di significative manifestazioni criminali), le aree portuali di Piombino, Livorno e le province di Pisa e Lucca, fino ad arrivare alla confinante provincia di Massa-Carrara, tutti territori economicamente significativi, vocati al turismo e appetibili per investimenti illeciti”.