SIENA – “Questa strada è una gincana”. Il prefetto di Siena, Matilde Pirrera, non una mezzi termini per descrivere la Siena-Firenze.
L’occasione è il vertice con sindaci, forze dell’ordine, Anas e altri attori del territorio per fare il punto sull’Autopalio. “Io non ho mai visto cantieri di quella dimensione – continua Pirrera – e in caso si chiude la strada. Se le barriere centrali servono per la sicurezza di frequenta la strada, bisogna dare la sicurezza di come si posizionano”. E’ il prologo di una dettaglia sferzata ad Anas.
Nel corso dell’incontro c’è spazio per tutti le posizioni. Dai sindaci, che chiedono cantieri più veloci, migliore segnaletica e anche una comunicazione più tempestiva degli incidenti, alle forze dell’ordine, concentrati sui rischi connessi a una velocità elevata. Lo snodo principale riguarda il cantiere in corso tra Badesse e Monteriggioni, lungo 6 chilometri, ma i problemi si ripercuotono su tutto il tratto. A questo proposito la prossima riunione coinvolgerà anche la prefettura di Firenze.
A chiudere gli interventi è stata Anas, che ha fatto un quadro generale. La notizia più importante è che entro il 4 novembre il maxi-cantiere sarà ultimato, poi nel tratto senese resteranno solo quelli nella galleria tra l’Acquacalda e Fontebecci. Poi come ha spiegato Gioacchino Del Monaco, dirigente della società, si dovrà procedere con i sovrappassi: “Studiamo insieme quando è il momento migliore per sistemarli”. Il pretto ha chiesto quindi una rimodulazione dei cantieri per evitare che ci sia un senso di marcia alternato su più tratti e di “finirne uno e poi iniziarne un altro, non farli tutti insieme”.
Anas ha spiegato che queste barriere, uniche nel loro genere (perché si spostano solo di 80 centimetri), sono collegate l’una all’altra. “Per turno non ci possono lavorare più tre persone alla volta”, ha aggiunto Del Monaco. La situazione più critica, come detto, riguarda però Firenze. Situazione più critica in provincia di Firenze. Le verifiche hanno dimostrato che c’è bisogno di un intervento urgente sui viadotti (3 attualmente e 2 inizieranno a breve). Inizialmente prevedeva una programmazione nel tempo. Poi ci siamo resi conto che per garantire il transito veicolare bisogna intervenire subito – ha detto Del Monaco -. I primi studi ci avevano detto, si chiude la strada. In seguito nuovi studi ci hanno detto che gli interventi si potevano parzializzare. Però dovevano essere fatti. La cosa più logica è demolire i viadotti e rifarli. Così sarebbe velocissimo. Mediamente un viadotto ha bisogno di un anno e mezzo di tempo Alcune lavorazioni le facciamo quasi esclusivamente di notte”.
A questo punto Pirrera ha concluso: “Nessuno a questo tavolo gli dirà di non fare i lavori, anzi. Il problema è la contemporaneità”.