«Non avevo intenzione di ricandidarmi al ruolo di coordinatore provinciale del PdL ma non posso permettere che si arrivi a questa spaccatura interna al partito e soprattutto non posso permettere che Siena diventi il grimaldello della Toscana per la Meloni e per Gasparri che caldeggiano la candidatura di Michelotti». È questo il ‘j’accuse’ di Claudio Marignani, coordinatore provinciale del Popolo della Libertà di Siena, alla vigilia dell’assemblea provinciale di Bettolle del prossimo 3 marzo (data da ufficializzare; leggi). «Non posso permettere che il coordinamento provinciale del PdL finisca nelle mani dell’estrema destra che da sempre si limita ad avere un atteggiamento disfattista senza mai pensare a proporre delle valide alternative alla sinistra. Michelotti sostiene che il PdL in questi anni non ha fatto niente? – continua Marignani – Quasi 500 comunicati stampa, 200 riunioni a Siena, 60 riunioni di zona, 2 assemblee programmatiche e oltre 100 interrogazioni in tutto il territorio non mi sembrano poco per ciò che riguarda gli ultimi tre anni. Peccato che a tutte queste iniziative Michelotti non abbia mai partecipato dato che ha sempre convocato delle riunioni parallele nella vecchia sede di An a Siena. Ed in tal senso, il messaggio politico mi sembra eloquente…».

Il quadro Il messaggio politico che lancia Claudio Marignani è chiaro e preciso. Il principale partito di opposizione non può limitarsi a puntare il dito ma deve avere la forza di fornire un’alternativa per risolvere i problemi che si stanno abbattendo su Siena e i suoi territori. «Siena è sempre stata una città ricchissima per quelle che erano le sue dimensioni. Era il vero e proprio cuore economico e culturale di una vasta area di riferimento – sostiene Marignani -. Dopo la Legge Amato del 1990 (leggi), Siena ha avuto una Fondazione che rappresentava un’enorme cassaforte di ricchezza insieme ad una Banca che produceva utili. Tutti godevano dei contributi della Fondazione Mps: 100 milioni di euro all’Università, 250 al Comune, 1 miliardo alla Provincia più altri 750 milioni di euro che il Monte dei Paschi riversava sul territorio tra appalti, stipendi e commissioni. Su questa base, chi aveva il potere ha cercato di distribuire a pioggia queste ricchezze per creare consensi di carattere politico. Così si è arrivati all’assunzione da parte dell’Università di circa 800 persone in più rispetto al suo bisogno. La stessa cosa accadeva in altre società controllate della Fondazione. Mi riferisco per esempio a Siena Biotech che in 7 anni ha assunto 153 persone andando in rimessa per 90 milioni di euro. Noi queste cose le abbiamo denunciate tutte. Solo che adesso bisogna capire che sta arrivando la vera svolta, in negativo, per la città e per i suoi territori. Non solo la Fondazione perderà il controllo sulla Banca, ma tutto il territorio non potrà più godere di quell’enorme massa di finanziamenti a fondo perduto che venivano da Palazzo Sansedoni. In tutto questo – conclude Claudio Marignani – Un partito che si pone come alternativo non può limitarsi ad accusare le istituzioni ma deve fornire delle proposte. Se si spara sull’Università non si aiuta quel processo di risanamento dal dissesto economico di circa 200 milioni di euro. Per quanto concerne la Fondazione Mps, si può facilmente vedere e verificare come l’unica mozione al vaglio delle forze politiche sia quella che ho proposto personalmente in merito al mantenimento del legame storico tra Fondazione e Banca Mps (leggi)».

Maturità e moderazione Un disegno politico, quello dell’attuale coordinatore del Popolo della Libertà senese, che si basa su due fattori principali: la capacità, appunto, di proporsi come alternativa («Credo sia questo l’unico e più efficace modo per fare politica in maniera matura e costruttiva») e il rifuggire dallo scontro aperto e dal muro contro muro. «Il PdL è un partito moderato – ancora Marignani -, non ci possiamo lasciare andare al clamore mediatico e alla bagarre politica. Per un partito che, specialmente nel senese, è sempre stato ghettizzato, la strada è quella di coinvolgere le persone in un percorso di cambiamento. Nel passato, chi ha fatto un’opposizione dura ha permesso solo alla sinistra di ricompattare la maggioranza oppure, nei casi peggiori, lo ha fatto come operazione di pura facciata finendo poi nei cda delle varie istituzioni. L’accusa che faccio a Michelotti – conclude Marignani – è che l’arrivare adesso, in un momento di crisi per la sinistra, ad una spaccatura interna al Pdl senese, spianerebbe semplicemente la strada a chi governa. Una strada che permetterebbe alla sinistra di rimanere in carica per tanti altri anni ancora».