Nulla sembra cambiare nella politica senese del Partito Democratico se non il perseverare di una strategia tesa a mantenere lo status quo, una classe dirigente sempre uguale a se stessa e un immobilismo che arriva persino a negare la possibilità di un cambiamento di metodi e uomini. Tutto in questa città avviene ormai sempre allo stesso modo, con l’eliminazione politica degli avversari e con i soliti uomini al comando. Senza che quasi ce ne accorgiamo.
Lo stesso schema da vent'anni Lo schema da vent’anni a questa parte è sempre lo stesso. La nomenclatura di partito (Pci – Pds – Ds – Pd) forma i protagonisti della vita pubblica e istituzionale; poi li divora ad uno ad uno, con metodi sempre nuovi e sofisticati, fino a che rimane in piedi solo un higlander. Che da vent’anni è sempre lo stesso.
Gli anni Novanta con Piccini La prima volta furono le primarie per il sindaco di Siena del 1991, in anticipo di quasi vent’anni sul Pd, quando si contesero Palazzo Pubblico Roberto Barzanti e Pierluigi Piccini. A sostenere il primo un gruppo di intellettuali e liberi pensatori mentre il secondo era il pupillo dell’allora uomo forte di viale Curtatone Sergio Bindi e dell’astro nascente del partito, Franco Ceccuzzi. Vinse Piccini ma la triste vicenda della pubblicazione delle false liste massoniche determinò un seguito di veleni e rancori che pesò sulla serenità della città.
Starnini e Ceccherini stesso destino In Provincia c’era Alessandro Starnini che con lo stesso Piccini ebbe scontri durissimi sullo statuto della nascente Fondazione Mps. E così nel 1999 venne messo da parte (in seguito, nel 2000, dovette sudare sette camicie per candidarsi e vincere le primarie con Sirio Bussolotti per il posto in consiglio regionale). A quel punto in piazza Duomo fu la volta di Fabio Ceccherini. Per un decennio uomo forte del Pd nelle istituzioni (ma mai il contrario), l’ex sindaco di Poggibonsi fu per lunghi tratti alleato dello stesso Ceccuzzi che nel frattempo aveva via via scalato le poltrone fino a diventare il vero padrone del partito. Aveva fatto fuori ad esempio Luca Bonechi che non era stato candidato alla Camera, nonostante fosse vicesegretario regionale del Pds. Ceccherini fece l’errore di giocare una partita politica tutta sua al momento della nascita del Pd (2007) e questo non piacque a Ceccuzzi. Venne così isolato nel partito e nelle istituzioni. Non volle quindi combattere alle primarie per la sua successione nel 2009 (vinte da Simone Bezzini su Mauro Mariotti), e finì così nel girone dei dimenticati.
Cenni fuori dal Partito Intanto, in piazza del Campo, finita la stagione Piccini, che venne promosso ma anche rimosso, nel 2001 andò (con le primarie contro Anna Carli) Maurizio Cenni. Dieci anni anche per lui e, nel 2011, l’uscita di scena. Oggi sappiamo che anch’egli è fuori dal partito, nel girone dei dannati. Nel frattempo i Ds si erano uniti alla Margherita ed era nato il Partito Democratico. Più che da più aggregazioni e culture politiche si capì quasi subito che il nuovo partito era nato grazie alle due correnti degli ex comunisti poi Pds e Ds, e degli ex democristiani poi Popolari e Margherita. A Siena la torta venne divisa tra Alberto Monaci e Franco Ceccuzzi, sempre lui.
Monaci il traditore Ma con la sua elezione del 2011 in Comune, Ceccuzzi scatena l’ultima e più violenta guerra contro lo stesso Monaci. La situazione precipita perché la tensione è talmente alta che si preferisce, scientemente, il commissariamento del Comune (maggio 2012). A questo punto Monaci è tacciato di tradimento e di essere un pugnalatore alle spalle. Anche in questo caso parte il tentativo di espulsione contro l’attuale presidente del Consiglio regionale, che però resiste.
Valentini sgradito alle primarie E siamo ai giorni nostri. Nelle primarie d’autunno tra Renzi e Bersani, a Siena vince con il 65% la proposta della rottamazione del vecchio gruppo dirigente. Ma guarda caso non succede niente. Ceccuzzi ormai è il candidato (non ufficiale ma poi ufficiale) del Pd. E chi si sente responsabile della voglia di rinnovamento che chiede l’elettorato di centrosinistra offre una candidatura per le primarie a sindaco. Ma le regole sono così complicate e bizantine che a Bruno Valentini viene impedito di correre, nonostante abbia raccolto 1500 firme di senesi. Ancora una volta rimane in campo solo lui, Franco Ceccuzzi. Che proprio oggi invia alla stampa una lista di 25 suoi fedeli sostenitori. Tra loro c’è Sergio Bindi. Come vent’anni fa.
In questi anni tutti i dirigenti, tranne un solo highlander, sono stati divorati ma niente è cambiato nello schema. Il tutto quasi senza che ce ne accorgessimo.
Ah, s'io fosse fuoco