Sabato dovrebbe essere la volta buona, dopo il rinvio all’ultimo tuffo di dicembre: l’assemblea regionale del Pd è convocata a Firenze, allo “Spazio reale” di San Donnino. Al centro del confronto, con il governatore Enrico Rossi già in campo, la definizione delle regole per l’eventuale (molto eventuale) effettuazione delle primarie. Tutto si gioca su tempi e numeri per la raccolta delle firme. I civatiani sostengono l’ex rettore della Normale di Pisa e parlamentare Pd Luciano Modica, ma chiedono di non stringere troppo i paletti regolamentari.
Il confronto sulle regole Nodo principale quello delle firme. Per il segretario Dario Parrini non ci sono scappatoie: il regolamento prevede il 30 per cento dei componenti dell’assemblea (obiettivo impossibile per i civatiani) o il 15 per cento delle firme degli iscritti. Già, ma quali iscritti? Quelli del 2013, che porterebbero il totale a circa 8.000 firme, o quelli del 2014, con numeri sensibilmente inferiori? I civatiani puntano sulla seconda opzione, ma troveranno la porta sbarrata dal fatto che la certificazione dei dati arriva tra febbraio e marzo. Con una chiusura su questo fronte, Parrini potrebbe allora limitarsi a concedere una dilazione dei tempi rispetto ai dieci giorni inizialmente previsti. Con le elezioni a maggio, si potrebbero allungare i termini anche a tre settimane, come accaduto per esempio in Emilia Romagna.
Modica lancia le sue proposte Nel frattempo, Modica non si tira indietro e dalla propria pagina facebook presenta i «lineamenti di un programma di governo per le primarie alla presidenza della Regione Toscana», divisi in tre capitoli: «Toscana dell’innovazione, della creatività, del lavoro; Toscana della cultura, dell’ambiente e della responsabilità; Toscana policentrica, delle città e dei cittadini». Un modo più che altro per cercare di convincere la maggioranza del partito ad accettare un compromesso che non cancelli le primarie. Una possibilità che in realtà sembra allontanarsi sempre di più.