Il settembre senese appena cominciato pare un’anticamera delle idi di novembre. Perché quello, dopo il verdetto del 17 ottobre sulla capitale europea della cultura, sarà il mese-boa, in cui tanti nodi politiciverranno al pettine. Perché già di per sé il verdetto europeo sarà un acceleratore di fenomeni e tendenze in atto o che si intravedono. In un senso o nell’altro.
Ieri sera alla Festa de l’Unità il Pd della città ha organizzato un dibattito sui temi forti della cultura. C’era, con Sacco, Valentini, Petti e Carli, l’ex assessore alla cultura Lucia Cresti, non l’assessore in carica, il desaparecido Massimo Vedovelli. L’evento era stato pensato quando Vedovelli era vacante, poi l’assessore è riapparso solo pochi giorni fa con annuncio sui giornali, senza nulla aver detto sulle reali motivazioni della sua sparizione dalla scena della cultura senese. Ma neppure il sindaco del resto, dice pubblicamente che continua il pressing di Mugnaioli per i cambi in giunta. Resiste. Questo si: a novembre si vedrà. Pare attendere, il sindaco, movimenti interni al suo partito, coerenti con quel rinnovamento che lui aveva garantito e che invece ha preferito accantonare subito, per non rischiare di essere accantonato lui dal suo partito.
Ma con chi lo faccio il rinnovamento, sembrerebbe il pensiero di Valentini? Un po’ di ragione c’è l’ha, perché quel movimento trasversale a sinistra che lo aveva spinto alla vittoria prima delle primarie e poi delle elezioni, pare disperso nel nulla. Siena cambia annuncia di aver rinnovato 40 delle 80 adesioni dello scorso anno e ha immolato il suo dna innovativo al servizio di una pedissequa azione governativa di supporto al Valentini, che dopo tutto non ne ha bisogno, visto che media tutto con il Pd ceccuzziano della città. Ed è questa la mediazione che gli garantisce di restare in sella.
Dentro il Pd senese, la novità dei cosiddetti “giovani responsabili”, che di fatto bloccò le modifiche di giunta, pare in stand-by. Dopo le ferie proveranno a prendersi quella maggioranza del partito comunale, che potrebbe rappresentare la novità di stagione? Forse si forse no, ma se rinunceranno, faranno la fine dei bambini sperduti nell’isola che non c’è di Peter Pan. Che non restino meteora, ci conta molto, pare di capire, il vicesindaco Fulvio Mancuso, che sembrava il centravanti di sfondamento del rinnovamento della politica cittadina e che invece dalla vicenda Clarich in poi, si è ritagliato un ruolo di mezzala di regia, dal tocco di qualità certamente, ma ora i gol della squadra che voleva cambiare Siena e il Pd, chi li fa?
I renziani, oggettivamente marginali in città, autobeffatisi sin dai tempi delle parlamentarie, quando mandarono in Parlamento, con la maglietta del renziano doc Luigi Dallai in realtà garante del Pd della città e affatto in sintonia con Stefano Scaramelli, coordinatore dei comitati renziani della provincia. Fatto finta di niente con il nulla di fatto dei congressi annacquati dal mega-accordo, che ha visto un Pd senese affatto attraversato dal vento renziano, ora appunto da questo settembre a novembre e oltre, i nodi verranno al pettine anche per i renziani. A luglio Scaramelli ha detto parole chiare, sul “ceccuzianesimo” che rappresenta il vecchio. Ora ha di fronte due appuntamenti che appaiono cartine di tornasole: le elezioni di secondo grado per il presidente della Provincia, e le candidature per le regionali.
Su quest’ultimo fronte, Scaramelli parte con il vantaggio che Renzi di lui si fida. Lo ha voluto in Direzione nazionale, ma in provincia le partite sono più difficili e meno scontate. Per la presidenza della Provincia, per esempio, Emiliano Spanu, sindaco di Rapolano, renziano della prima ora, rischia di essere immolato dai suoi, in virtù del patto del Bravìo, tra Valentini, il sindaco di Poggibonsi Bussagli e quello di Montepulciano Andrea Rossi. Sarebbe quest’ultimo il presidente sostenuto dal patto del Bravìo, come accadeva nel Pci di una volta, con gli accordi tra Valdelsa e Valdichiana, e Siena a far finta di contare. Una soluzione che potrebbe essere graditissima anche da dal segretario provinciale Niccolò Guicciardini, soprattutto se decidesse di correre per la candidatura regionale. Anche in questo caso Valentini, anziché schierarsi con il collega “renziano” Spanu, protagonista della prima ora di un progetto di rinnovamento che li vedeva insieme, ha preferito vivacchiare all’ombra del patto del Bravìo. Scaramelli subirà, magari aderendo, o i renziani se la giocheranno la partita, aprendo le danze verso le idi di novembre e più oltre verso le candidature per le regionali? Chissà se prima o poi qualcuno rifletterà che a Siena, ormai, se non finiranno i comportamenti senza coraggio e senza rottura netta con i grandi strateghi del passato-presente, la giunta Valentini potrà pure continuare la sua incerta navigazione al riparo del Pd. Ma di fronte ai cittadini senesi, il naufragio del rinnovamento, dopo lo scempio del passato, sarà evidente.