La campagna elettorale è partita ormai da qualche giorno. Gli otto candidati partecipano a dibattiti pubblici per spiegare il loro programma elettorale. E tutto, apparentemente, sembra svolgersi come in una normale competizione elettorale dove ci si fronteggia vis a vis tra parti tra loro avverse.Poi, però, scava scava, si scopre che non tutto è come appare.

I problemi principali, nemmeno a farlo apposta, stanno nel centrosinistra che si presenta compatto al confronto elettorale con la stessa formazione con cui si era presentato alle Politiche di febbraio, con Pd-Sel e Socialisti. Abbiamo visto come è finita. Sel oggi è all’opposizione, la piccolissima pattuglia dei socialisti non ha né visibilità né ruoli di primo piano e il Pd ha finito per guidare un governo con i “nemici” del Pdl. Nel frattempo, è andata in frantumi la leadership di Pierluigi Bersani e la guerra tra correnti interne ha mostrato il punto più cruento con i franchi tiratori che hanno impallinato prima il fondatore Franco Marini e poi in 101 (e ancora oggi non si conosce il nome di nessuno di loro) hanno sepolto politicamente l’ispiratore democratico Romano Prodi per l’elezione del Capo dello Stato.

A Siena, sembra stia andando in scena un gioco di società del genere. E tutti sono alla caccia di chi è il franco tiratore che starebbe, infatti, lavorando per sostenere apparentemente il candidato Bruno Valentini mentre in realtà tramerebbe per indebolirlo e renderlo ostaggio di consiglieri che rispondono ad altre dinamiche (magari le sue). E così viene chiesto ai fedelissimi il voto disgiunto: preferenza per un candidato Pd di provata fiducia (Persi, Vigni, Petti oRonchi?) e voto ad un altro candidato sindaco (forse Laura Vigni?). I circoli vengono tenuti chiusi per impedire dibattiti pubblici, mentre si fa melina sulla propaganda elettorale del partito che ancora non è partita. A girare per la città non si vede ancora un manifesto con il simbolo del partito né uno con il volto dello stesso Valentini. Intanto, il movimento Siena Cambia, che in questi ultimi giorni ha assorbito molti ex ceccuzziani che sgomitano per farsi vedere, lavora per invitare a Siena oltre al sindaco di Firenze, Matteo Renzi, i neogovernatori vincenti di Lazio, Nicola Zingaretti, e Friuli, Debora Serracchiani e pure l’ex sindaco di Torino,Sergio Chiamparino.

Che qualcosa non funzioni se ne sono accorti tutti. Tanto che domani mattina sarebbe convocata una riunione urgente del Comitato politico cittadino in Federazione alla presenza dello stesso segretario provinciale Niccolò Guicciardini. Le dimissioni poi rientrate del segretario cittadino Giulio Carli hanno di fatto congelato il partito provinciale in una logica di parità, che sta bloccando ogni decisione. Ma la campagna elettorale è come una battaglia e ogni indecisione è un punto perso.

Le primarie del 20 aprile scorso, anziché porre la parola fine ad una diatriba ormai lunga oltre un anno, stanno accentuando le divisioni interne. Si dice che lo stesso Franco Ceccuzzi che pure, a sorpresa, ha fatto una dichiarazione di voto pro-Valentini (che ha prodotto effetti discordi nell’elettorato) abbia tuonato contro l’accordo concluso dallo stesso Valentini con l’associazione Confronti che ha portato Alessandro Trapassi, Laura Sabatini candidati nelle liste di SienaCambia. Come dire, nel partito vuole contare ancora l’ex sindaco.

Aggiungiamo poi, che il Pd anche in provincia di Siena non gode di grande solidarietà. E così il segretario provinciale gira ogni sera nei circoli anche i più lontani della provincia a dare la carica agli iscritti, ma a Sinalunga la presidente nazionale (dimissionaria) del partito Rosi Bindi sarebbe stata aggredita verbalmente alla Coop, mentre il partito deve fare i conti con un sindaco che, si dice, da oltre un mese non si fa vedere in Comune. Inoltre, ogni mese i conti della Federazione sembrano non tornare mai. Forse per questa ragione qualche tempo fa il tesoriere si dimise e venne sostituito solo dopo diverse settimane. Per adesso si va in giro per i circoli della provincia a chiedere solidarietà e soldi. Ma di concreti aiuti ne giungono molto pochi. Così come pochi sembrano essere i contributi degli eletti e nominati a giudicare dal servizio de Il Fatto Quotidiano della settimana scorsa. Sarà per questo che a Siena non sono ancora stati stampati i manifesti elettorali oppure perché questo rientra nell'astuto gioco del franco tiratore democratico? 

Intanto un gruppo di giovani dirigenti democratici provinciali in Rete fa girare un documento. «Riteniamo necessario un congresso al più presto che possa rifondare il Pd e individuare gruppi dirigenti nazionali che sappiano ascoltare e comprendere i militanti. Vogliamo serietà, coerenza e correttezza, vogliamo abbattere le correnti individuali e tornare a parlare di ‘bene comune’. Noi ci metteremo ancora la faccia, per la passione e l'amore che nutriamo verso il nostro Paese, che sta precipitando ed ha bisogno di buona politica e di un buon governo». Chi scrive questi documenti può forse convivere nello stesso partito con chi teorizza il gioco del franco tiratore?

Ah, s'io fosse fuoco (l'originale)