Il mondo del Brunello di Montalcino resta orfano del simbolo di una dinastia secolare. È scomparso ieri, all’età di 91 anni, Franco Biondi Santi, erede di un’illustra tradizione familiare nell’universo dell’enologia che portò suo nonno Ferruccio ad essere considerato come il capostipite, nonché il creatore, di uno dei vini più rinomati e apprezzati al mondo. Franco Biondi Santi è stato forse colui che si è speso maggiormente per far arrivare Montalcino, e le sue uve di Sangiovese, all’attuale notorietà planetaria: nel 1934 Ferruccio Biondi Santi era stato riconosciuto dal Maf come «l’inventore del Brunello». Nel 1994 Decanter assegnò 10/10 (la perfezione) al 1891, vino che allora aveva 103 anni. Nel 1999 Wine Spectator annoverò la Riserva 1955 tra i «migliori 12 vini prodotti al mondo nel XX secolo». Franco Biondi Santi rimarrà per sempre una delle figure che più hanno contribuito all’eccellenza produttiva del Brunello e alla conoscenza di questo vino e di Montalcino nel mondo.
L’amore per il Brunello nelle pagine di un volume La storia della famiglia Biondi Santi e il profondo legame con la terra senese è stata racchiusa nel libro “Questa è la mia terra. Franco Biondi Santi, Montalcino e il Brunello” (Protagon Editori – link) realizzato da Maurizio Boldrini, Bruno Bruchi e Andrea Cappelli, con il progetto grafico di Paolo Rubei e la redazione di Monica Granchi. «Quando parla della sua terra, Montalcino e del Brunello, che ormai lo connota, quando descrive quello spicchio di collina, che declina verso valle, cinta di vitigni di Sangiovese e con al centro la monumentale villa de Il Greppo, gli occhi gli si ravvivano e le mani carezzano quel legno che dà sapore ai suoi vini e sostegno alla vecchia tempra di gentiluomo di campagna. Il fatto è che questa terra è la sua vita e il vino è la catenella d’oro che ce lo tiene legato. Oggi molti fanno vino e i molti vini finiscono, spesso, per somigliarsi. I suoi vini no: nel colore, nel profumo, nel sapore, nell’impasto hanno la tempra d’altri tempi». Era questo Franco Biondi Santi secondo quanto scritto dai curatori del volume nella prefazione, titolata in maniera emblematica “L’alchimista che trasforma gli acini in oro liquido”. Il volume si compone di sei capitoli: “L’albero dei Biondi Santi”, “Il Greppo e la produzione del Brunello”, “Un legno speciale per il Brunello”, “Le antiche riserva e il rito della ricolma tura”, “Il vero Moscatello di Montalcino”, “Dalla Normandia alla rinascita di Sant’Antimo”. Pagine e pagine di testimonianze, documenti raccolti in numerosi archivi, foto, oggetti e lettere che vengono conservati con cura in un archivio di famiglia da consegnare alla storia.
Il ricordo «È scomparso uno dei simboli della qualità e dell’eccellenza del vino italiano nel mondo, sicuramente uno dei più importanti artefici del successo del Brunello di Montalcino a livello internazionale». Con queste parole il Presidente del Consorzio del Vino Brunello di Montalcino Fabrizio Bindocci ha ricorda Franco Biondi Santi, che dagli anni ’70 è stato alla guida della Tenuta Greppo di Montalcino. Anche il Consiglio dell’Ordine nazionale dei dottori agronomi e dei dottori forestali ha pianto la scomparsa di Franco Biondi Santi, dottore agronomo, iscritto all’Ordine provinciale di Siena dal 1° gennaio 1952, con la “storica” tessera numero 6. «Con Franco Biondi Santi perdiamo un grande uomo, un simbolo del Made in Italy e anche un illustre dottore agronomo iscritto da ben sessantuno anni». Ha sottolineato la vicepresidente Conaf RosannaZari. «L’Ordine di Siena – ha detto la presidente provinciale Monica Coletta – perde uno dei suoi primi iscritti, che ha sempre partecipato con spirito propositivo e grande motivazione alla vita ordinistica. Biondi Santi continuerà ad essere un esempio professionale e punto di riferimento per i più giovani». E soltanto tre anni fa, nel 2010, il Conaf ha premiato Franco Biondi Santi come dottore agronomo “emerito”, volendo così sottolineare chi nel corso della propria vita professionale ha svolto una brillante carriera sul territorio nazionale e internazionale. Anche il sindaco di Montalcino Silvio Franceschelli si è unito al dolore della famiglia Biondi Santi, commentando: «Sono profondamente addolorato per la scomparsa di un personaggio che ha dato tanto a questo territorio e grazie al quale Montalcino gode di un’immagine di altissimo profilo a livello internazionale. Un uomo che ha arricchito Montalcino, cosa di cui gli saremo sempre grati».
Veronafiere e Vinitaly ricordano Biondi Santi L’apertura di ieri del Vinitaly è stata dunque segnata dalla scomparsa di Franco Biondi Santi. «Una perdita per la famiglia, alla quale ci stringiamo con affetto, ma la morte di Franco Biondi Santi lascerà un vuoto incolmabile anche nel mondo del vino italiano e internazionale». Parole di Ettore Riello, presidente di Veronafiere all’annuncio della scomparsa di quello che rimarrà per tutti il “signore del Brunello” e il suo “custode”. Custode della tradizione di famiglia, Franco Biondi Santi ha mantenuto il suo Brunello ai vertici dell’enologia internazionale, perseguendo tenacemente la qualità del vino e schierandosi con autorevolezza per il mantenimento rigoroso del disciplinare di produzione della denominazione. Ambasciatore di Montalcino nel mondo, ha contribuito generosamente a rendere grande la sua terra e l’Italia. «Un esempio di vita e di professionalità che anche Vinitaly ha apprezzato durante le sue numerose presenze a Verona – ha affermato Giovanni Mantovani, direttore generale di Veronafiere – e che rimarranno nel ricordo di tutti quelli che lo hanno conosciuto».