Nel suo ultimo viaggio da Napoli a Porto Ercole, dove poi morì, Michelangelo Merisi detto il Caravaggio portò con sé diversi dipinti, rimasti finora ignoti, ben più dei tre riferiti dalle cronache dell’epoca, cioè i due San Giovannino e una Maddalena. «Dove sono e che fine hanno fatto?». E’ la domanda che pone agli studiosi Silvano Vinceti, presidente del Comitato nazionale per la valorizzazione dei beni storici, culturali e ambientali e responsabile del ritrovamento dei resti mortali attribuiti di recente al Caravaggio.
Ripartono le ricerche Vinceti intende riaprire così il giallo dei dipinti perduti del grande artista e sottoporre all’attenzione degli esperti di storia dell’arte la rilettura di un documento conservato nell’Archivio Segreto Vaticano. E proprio da qui Vincenti intende prendere le mosse per avviare una nuova ricerca. La missiva fu inviata dal nunzio apostolico presso il Regno di Napoli, Deodato Gentile, il 29 luglio 1610 al segretario di stato vaticano Scipione Borghese, con la quale annunciava la morte di Caravaggio a Porto Ercole e faceva presente che i dipinti che l’artista aveva al seguito nel suo viaggio verso Roma erano ben più di tre. «La rilettura di questo documento – dichiara Vinceti – deve aprire una nuova pagina nella ricerca dei quadri perduti di Caravaggio. Siamo di fronte ad una testimonianza altamente credibile, finora forse non presa nella considerazione necessaria, che obbliga a nuove indagini».