SANTA CROCE SULL’ARNO – “Io per esempio avevo un mio camion, caricava a Massa Carrara e a Santa Croce sull’Arno: un 190-38 turbo”.

Era il 1997, il collaboratore di giustizia Carmine Schiavone, cugino di Francesco ‘Sandokan’ Schiavone, aveva già raccontato tutto. È l’audizione davanti alla commissione parlamentare sulle Ecomafie del pentito che con le sue confessioni ha fatto crollare il clan dei Casalesi. L’operazione Spartacus risale a due anni prima. Di rifiuti interrati e di rischi per la salute non si parlava ancora. E non se ne parlò neanche negli anni successivi, perché le dichiarazioni del cugino di Francesco «Sandokan» Schiavone sono rimaste secretate per oltre 16 anni. La Camera ha deciso di renderle pubbliche nel 2013.

Non è la prima volta che Santa Croce e le sue concerie tornano alla ribalta per inchieste di mafie. Allora si parlava di camorra e Terra dei Fuochi, oggi nel mirino degli inquirenti ci sono la ‘ndrangheta e il sistema di ‘vasi comunicanti’ con la politica locale e regionale.

LEGGI ANCHE Toscana infelix, terremoto ‘ndrangheta. Tre inchieste dell’antimafia