McDonald’s si appella alla Costituzione, al Trattato di funzionamento dell’Unione Europea e alla direttiva di liberalizzazione dei servizi, Bolkestein. Un trittico di principi giuridici coi quali l’avvocato Mauro Renna e il suo collega Giacomo Alemani hanno inviato 46 pagine di ricorso al Tribunale amministrativo regionale contro il rigetto da parte del Comune di Firenze dell’istanza trasmessa dalla catena del burger americana per l’apertura di un punto vendita in piazza del Duomo. L’obiettivo è di ottenere prima la sospensione e, successivamente, l’annullamento di tutti gli atti comunali connessi a quello che considerano un «eccesso di potere nelle figure dello sviamento», una «ingiustizia grave e manifesta» frutto di «irragionevolezza, difetto di proporzionalità, travisamento dei fatti» oltre che di una «violazione del principio di imparzialità e di buon andamento».
Il ricorso di McDonald’s contro il Comune di Firenze I legali della multinazionale mirano a travolgere la determina dirigenziale del 27 luglio di palazzo Vecchio, la quale ha sancito il divieto alla richiesta di deroga per l’apertura nella piazza centrale di Firenze, così come il regolamento del 18 gennaio che fa riferimento alla lettera Unesco sulle misure per la tutela del patrimonio culturale del centro storico e il regolamento che chiede la vendita di prodotti tipici o della filiera corta toscana. Alla stessa maniera, Renna e Alemanni vogliono cancellare la delibera della Giunta Nardella sul ‘disciplinare’ per la tutela del patrimonio culturale e del centro storico. Lo strascico potrebbe essere pesantissimo. Siccome si rileva uno ‘stallo’ totale, viene menzionato come il proprietario del fondo che doveva ospitare il ristorante possa legittimamente guardare ad altri possibili esercenti, con un «gravissimo pregiudizio» per gli interessi di McDonald’s. Il danno diretto, sul quale gli avvocati si riservano di agire, viene stimato in «18 milioni di euro, per l’impatto del mancato guadagno» nei prossimi 18 anni di attività. Non solo. Questa battuta d’arresto potrebbe avere come effetto indesiderato un «arretramento dell’intera programmazione prevista» dalla società «su scala locale e nazionale».
La lotta con il Comune di Firenze Dopo mesi di silenzio dunque McDonald’s Italia passa al contrattacco e alla guerra delle carte bollate via Tar. All’ombra della cupola del Brunelleschi, «non può aprire» nei locali che oggi ospitano Universo Sport il colosso americano degli hamburger. Lo stop di Palazzo Vecchio si è concretizzato grazie all’entrata in vigore del regolamento Unesco, misura fortemente voluta dal sindaco Dario Nardella in cui si vincolano gli esercizi di somministrazione alla tradizione toscana. Un no, arrivato dopo una lunga trattativa cominciata la scorsa primavera e interrotta bruscamente in estate sancito da Nardella («no all’apertura, né lì, né in altre piazze storiche») e ribadito dalla commissione ad hoc prevista dal nuova disciplina, a cui il McDonald aveva avanzato la richiesta di deroga in favore di una sorta di ‘Mc-ristorante’ con servizio al tavolo. Un doppio no che secondo la corazzata Usa contrasta con le normative europee che disciplinano la libera concorrenza. Da qui il ricorso al tribunale amministrativo. «Restiamo fermi nella nostra posizione e ribadiamo il nostro al McDonald’s in piazza Duomo – ha sottolineato nelle scorse ore l’assessore allo Sviluppo economico Giovanni Bettarini – Ci presenteremo davanti ai giudici amministrativi senza patemi, anche perche’ stiamo portando avanti una battaglia in cui crediamo profondamente e che punta alla tutela ma anche al protagonismo delle città». Perché, aggiunge l’assessore, «pensiamo che le città non solo abbiano il diritto ma anche il dovere di valutare e di gestire presenze di questo tipo» visto che «negli ultimi anni hanno modificato radicalmente il volto urbano». Tra l’altro, conclude Bettarini «nel nuovo decreto Scia, al comma terzo dell’articolo uno, è stato inserito un principio modellato su quello fiorentino: quello che per motivi di tutela rimettere in capo alle città la decisioni sulle presenze commerciali».