Negli anni della scuola, l’arrivo della pagella è sempre stato un momento delicato. Voti e valutazioni spesso facevano tremare le gambe. Anche i più bravi a scuola non erano indenni dalle preoccupazioni. Figuriamoci cosa poteva e può ancora significare ricevere una scheda di valutazione per tutti quei ragazzi disabili, autistici o con disturbi dell’apprendimento che si ritrovano a fare i conti con parametri e simboli spesso incomprensibili. Proprio per dare la possibilità a questi ragazzi più fragili di comprendere l’andamento del proprio percorso scolastico, si inaugura ad Arezzo un nuovo metodo: il Linguaggio del Sorriso. Nell’Istituto Comprensivo IV Novembre, guidato dalla preside Rosella Puzzuoli, c’è una pagella speciale, fatta di faccine sorridenti, tante quante i passi compiuti dal ragazzo nel suo percorso scolastico. Un metodo di valutazione positiva, ma che non va preso alla leggera. La Pagella del Sorriso è stata presentata all’Università degli Studi di Siena di Arezzo, insieme all’associazione All In Onlus, nell’ambito della Giornata Internazionale dei Diritti delle Persone con Disabilità.
Preside, come nasce questo metodo?
«Nasce tutto un anno fa. Quando abbiamo presentato il documento di valutazione alla mamma di Jacopo, un nostro ragazzo disabile, lei ci ha detto: io ho capito, ma a mio figlio come posso far capire? Da lì abbiamo iniziato a cercare un metodo, da affiancare a quello ministeriale ovviamente, che fosse pienamente comprensibile anche per i ragazzi e abbiamo pensato alla Pagella del Sorriso».
Ma perché proprio il sorriso?
«Con una faccina sorridente ti dico che mi stai facendo sorridere, perché stai riuscendo ad imparare. Ti dico bravo, ce la stai facendo. Guarda quanta strada hai fatto e quanta ancora possiamo farne insieme. La frase che riassume il nostro metodo di valutazione positiva è questa: se io non comprendo come tu mi insegni, insegnami come io posso imparare. Quindi, valutami come io posso comprendere. Il cambiamento sostanziale sta nell’affiancare la canonica valutazione dell’apprendimento con una nuova valutazione per l’apprendimento. Non ci sono faccine negative per i ragazzi, ma solo nella valutazione dei docenti. Sì perché questa pagella prevede anche una sezione per gli insegnanti. A loro sono rivolte le uniche faccine rosse negative. Quando non sono riusciti ad insegnare, a farsi comprendere. Per gli insegnanti questo è uno strumento per modularsi ancora di più sul ragazzo, per sintonizzarsi meglio e rispondere alle sue esigenze. Qui non si dà per scontato niente. L’azione vincente è il dialogo tra scuola e famiglia. Il ragazzo è il fulcro di tutto, al primo posto. L’inclusione non è una parola, ma una realtà che si costruisce lavorando insieme. La Pagella del Sorriso nasce da qui. Il prossimo passo – è da compiere insieme al MIUR. Noi crediamo nell’importanza universale di questo progetto. Non lo abbiamo pensato esclusivamente per i nostri bambini e ragazzi, ma per tutti coloro che ne possano aver bisogno. Per questo speriamo possa essere esportato e adottato per aiutare tanti ragazzi nella loro crescita».
A spiegarci come hanno reagito i ragazzi davanti a questa novità è Monica Papini, mamma di Jacopo e docente di sostegno nell’Istituto Magistrale di Arezzo. «È di grande soddisfazione per il bambino. Per Jacopo è tutta un’altra cosa. Intanto viene giudicato su quelli che sono i suoi compiti in base al PEI (piano educativo individualizzato) come fare la fila, fare gli esercizi e stare seduto al banco, e poi sulle materie che fa. È inutile che mi venga valutato sul latino, che neanche fa, con un non classificato. Lui non è in grado di capirlo e resta perplesso. Mentre così riesce a capire e non si sente escluso. Riesce a gioire dei suoi successi. Questa Pagella del Sorriso è solo la cartina di tornasole di un sistema di inclusione che funziona. È una critica costruttiva. Quello che fa la differenza è che questa Pagella del Sorriso è pensata per tutti i ragazzi speciali. Per tutti quelli che ne hanno bisogno. Quindi non solo per chi è inserito nella legge 104 e 170, ma per chi ha bisogni educativi speciali. Eliminando alla radice qualsiasi forma di discriminazione nella discriminazione».