carrionDa piccolo, per molti anni, sognavo di fare due mestieri: lo scrittore e l’investigatore privato. Come avevo potuto dimenticarlo? Qualcosa di quella mia seconda vocazione si conserva ancora nella mia ossessiva attività di collezionista di storie e librerie. Chissà, forse noi scrittori siamo soprattutto detective di noi stessi.

Così si confessa Jorge Carriòn in “Librerie” (Garzanti), opera meravigliosa in cui, per quanto lontano ci porti,  tutto ruota sempre intorno all’autore e alla sua magnifica ossessione, coltivata da scrittore, investigatore, viaggiatore, collezionista di libri a ogni latitudine.

Storia straordinaria intrecciata a molteplici altre storie di librai, librerie e gente che, a vario titolo, quelle librerie le hanno frequentate. Viaggio, più che saggio, a dispetto anche del sottotitolo – Una storia di commercio e passioni. Invidiabile scorribanda da Atene a Londra, da San Francisco a New York, da Tangeri a Montevideo. Scoperta anche della fisicità del mondo del libro, perché se pure si pensa alla letteratura come qualcosa di astratto, in realtà c’è anche un’immensa rete di oggetti, di materiali, di spazi, di mani che sfogliano, di piedi che passeggiano tra gli scaffali, di occhi che si soffermano…

Viaggiamo per scoprire, ma anche per riconoscere, afferma Carriòn.

Non so dove abbia trovato il tempo e il denaro per girare il mondo così, non so dov’è che sia riuscito a stipare tutti i volumi messi insieme da una irresistibile propensione all’acquisto compulsivo. Però la chiave è senz’altro questa e anch’io mi ci riconosco: nelle librerie si scopre, nelle librerie ci si riconosce e ci si ritrova ancora di più con noi stessi.