Si tratta di un ordigno vagante di tipo «Bollo» della Seconda Guerra Mondiale appartenente ad uno dei tanti sbarramenti minati posizionati lungo le coste italiane e anche all’Isola del Giglio tra il 6 giugno e il 10 luglio del 1940. Nell’annus horribilis il Giglio, perla dell’Arcipelago toscano, non si è fatta mancare proprio niente. Dopo il naufragio della Costa Concordia a gennaio (leggi), la nevicata straordinaria di febbraio (leggi) e l’alluvione di Campese a novembre (leggi), nella giornata di mercoledì la mina, individuata lo scorso 29 giugno, sarà rimossa e fatta brillare dal nucleo specializzato Sminamento e Difesa Antimezzi Insidiosi della Marina Militare di La Spezia dopo che sarà stata rimossa dal fondale sul quale è adagiata a Cala Arenella a 188 metri dalla costa a 53 metri di profondità.
Le operazioni di sminamento Dopo il rinvenimento le operazioni erano state sospese in attesa della messa in sicurezza del relitto della Costa Concordia avvenuta lo scorso 2 novembre (leggi). Nella giornata di mercoledì la mina verrà sollevata, rimorchiata e fatta brillare. Per consentire il regolare svolgimento delle operazioni è stata disposta dall’Ufficio Circondariale Marittimo di Porto di Santo Stefano l’interdizione dell’area LAT 42°,26,5’ N LONG 010°52,5’ E e LAT 42°,24,5’ N LONG 010°,49,5’ E fino al 22 novembre e comunque fino alla conclusione delle operazioni. Nell’area indicata è vietata la navigazione, la balneazione, la sosta, l’immersione e la pesca, così come tutte le unità durante il trasporto dell’ordigno, devono mantenersi ad una distanza di sicurezza di almeno 300 metri.
Il Giglio e le mine Si tratta di una mina di fabbricazione italiana del diametro di circa 2 metri che contiene al suo interno 150 kg di tritolo. Durante la guerra vennero, infatti, posate moltissime mine lungo la costa. Secondo quanto riportato nel libro «Guerra di mine» dell'Ufficio Storico della Marina Militare nel giugno del 1940 la Marina Militare aveva pronte 25mila mine distribuite tra La Spezia, La Maddalena, Cagliari, Napoli, Augusta, Trapani, Taranto, Brindisi, Venezia, Pola, Tobruk, Lero e Massaua. Nella zona Giglio Argentario, in modo particolare, furono posizionati due sbarramenti anti sommergibile a nord e quattro a sud per un totale 260 mine di tipo «Bollo». Gli sbarramenti minati avevano funzione anti sbarco e anti sommergibile. Le mine impiegate dalla Marina Militare negli sbarramenti erano di tipo "Bollo" (peso della carica 145 kg.) ed "Elia" (peso della carica tra 120 e 130 kg.), dal nome degli ideatori.
Mine da ormeggio e mine da fondo Di solito le mine poteva essere costruita in modo da rimanere ad una profondità prestabilita (mina ad ormeggio) oppure posata sul fondo (mina da fondo). Il sistema consentiva di stabilire in anticipo, prima della messa in mare, la quota a cui doveva trovarsi l'involucro esplosivo. La sfera contenente la carica (fino a 200 kg.) era collegata mediante un cavo metallico ad un carrello appesantito che fissava al fondo tutta la struttura. Se veniva realizzato uno sbarramento antinave le mine ad urto venivano posizionate ad una profondità indicativa di 4 metri dalla superficie. Se veniva realizzato uno sbarramento antisommergibile venivano posizionate a circa 8 metri. La mina destinata ad esplodere solo quando urtata direttamente è sempre una mina da ormeggio, mentre la mina ad influenza è quella munita di uno speciale dispositivo magnetico, acustico o a pressione e può essere sia ad ormeggio che da fondo. Sono invece mine prive di ancora e funzionano sempre per urto quelle a temporaneo galleggiamento che, attraverso un congegno regolabile, vengono autodistrutte dopo un certo tempo. Queste mine, una volta messe in mare non possono più essere recuperate.
Il Giglio e i bombardamenti Ma la guerra al Giglio, così come in tante parti di Italia, è stata anche bombardamenti. Al 15 gennaio 1944 risale il primo bombardamento all’Isola del Giglio. Come racconta il gigliese Ivio Lubrani nel suo libro I minatori del Giglio, storia della miniera e altri ricordi (Primamediaeditore, 2012). «Alle ore 15 sei caccia bombardieri americani si posizionarono in movimento sopra il Castello e con delle virate in picchiata fecero cadere decine di bombe che scoppiarono fuori dalle mura in località Fontanelle e sulla strada Provinciale. Altre due incursioni aeree si verificarono nei mesi di febbraio e marzo sempre su Giglio Castello. I sei caccia bombardieri lasciarono il posto a due caccia inglese semplici di stanza in Corsica che continuarono a bombardare fino ad aprile 1944». I bombardamenti cessarono nel mese di giugno quando gli alleati presero il controllo dell’Isola.
Ha collaborato Gabriele Milani