Dopo quasi un anno di indagini al cardiopalma, e di colpi di scena al limite del grottesco, ieri è arrivata l’ordinanza di custodia cautelare più attesa: quella di padre Gratien Alabi. Firmata due giorni fa dal Gip Piergiorgio Ponticelli, l’ordinanza individua in Gratien Alabi l’unico autore dell’omicidio e della distruzione del cadavere di Guerrina Piscaglia. Il Gip Ponticelli ha impiegato più di un mese a convalidare la richiesta del Procuratore Capo Roberto Rossi e del Pm Marco Dioni, ma ieri, a un passo dalla scadenza del divieto di espatrio del religioso, la risposta è arrivata forte e chiara: l’arresto. Alle tre del pomeriggio i carabinieri hanno prelevato Gratien Alabi dal convento dell’ordine Premostratense a Roma, in viale Giotto sull’Aventino. Al loro arrivo i carabinieri si sono trovati davanti un uomo in pantaloni sformati e camicia fantasia, rassegnato ma non avvilito, come se fosse pronto da tempo all’evenienza di un arresto.
Il silenzio della famiglia di Guerrina Il marito e la famiglia di Guerrina, appresa la notizia dell’arresto di Gratien, si sono chiusi nel silenzio, sfuggendo alle telecamere e affidandosi ad una nota scritta dall’avvocato Francesca Faggiotto. «La famiglia Alessandrini, appresa la notizia dell’arresto di Gratien Alabi, prende atto con sgomento, del capo di imputazione che gli è stato contestato. Ad oggi la speranza della famiglia è che Gratien inizi a collaborare e faccia luce su ogni aspetto della vicenda. Aiutando le autorità inquirenti e la Magistratura che da mesi, con costante impegno e dedizione, si stanno occupando del caso di Guerrina Piscaglia».
Il Vescovo Fontana: «Gratien è sempre stato autonomo dalla Diocesi di Arezzo» In una nota diramata dalla Curia di Arezzo, e in un intervista rilasciata a Sansepolcro durante una visita pastorale, il vescovo Riccardo Fontana ha commentato la triste e scomoda vicenda dell’arresto: «Innanzitutto esprimo la mia personale vicinanza umana e sacerdotale alla famiglia della signora Piscaglia e in particolare al figlio Lorenzo e al marito Mirco. E sono vicino alla comunità di un territorio messo a dura prova, da Ca Raffaello a Badia Tedalda a Sestino: assicuro loro l’affetto e la preghiera, mia e dell’intera chiesa diocesana. È chiaro che abbiamo vissuto e stiamo vivendo momenti di grande sofferenza. Prima di tutto, per questa donna scomparsa e per la sua famiglia. Poi certo, nel vedere un religioso coinvolto con un’accusa a questo punto pesantissima. Ho il dovere di ribadire che padre Gratien Alabi, rispetto la quale la Magistratura ipotizza responsabilità di gravissimi reati, dal 13 luglio 2014 non è più incaricato di alcun servizio pastorale nella Diocesi, in quanto trasferito in Francia dai suoi superiori dell’ordine Premostratense. E che essendo un religioso non dipende e non dipese mai dalla diocesi se non per il servizio liturgico e pastorale dei pochi mesi in cui fu viceparroco».
Gratien ha agito da solo Secondo gli inquirenti, e il Gip Ponticelli, Gratien Alabi avrebbe fatto tutto da solo. Niente complici quindi: sia nell’uccisione che nell’occultamento e distruzione del cadavere di Guerrina. Dallo scorso 5 settembre è cambiata radicalmente la posizione del religioso che sino ad allora era solo indagato per concorso in omicidio o sequestro di persona; le ipotesi di reato cambiano anche dallo scorso ottobre, quando l’accusa di concorso passa a favoreggiamento degli stessi reati, e viene disposto il divieto di espatrio. Da allora la Procura ha maturato la convinzione che Gratien non avesse solo depistato le indagini, con gli sms partiti dal cellulare di Guerrina e la “creazione”della figura di zio Francesco, ma avesse compiuto il delitto.
L’omicidio?Il giorno della scomparsa di Guerrina Stando alle ricostruzioni, Gratien avrebbe ucciso Guerrina subito dopo che di lei si perdono le tracce, sulla strada per la canonica di Ca Raffaello, alle 13,46 del primo maggio 2014, dopo una telefonata di 7 secondi a padre Gratien. È quasi certo un loro incontro in quel frangente: lui le aveva inviato un sms un minuto prima: «La porta è aperta». Quindi, secondo gli inquirenti, l’omicidio si sarebbe compiuto tra le due e le tre di quel primo maggio, subito prima che Gratien partisse in macchina con il marito di lei, Mirco Alessandrini, per un funerale a Sestino.
Il movente: lo scandalo A spingere il religioso all’omicidio sarebbe stata la paura dello scandalo. Lo scandalo per una relazione, vera o presunta che fosse, con un uomo di chiesa sarebbe stato drammatico per il frate. Fu Gratien che, in tempi non sospetti, dichiarò ai carabinieri che Guerrina era convinta di essere incinta di lui, benché lui sostenga di non averla mai toccata. Per evitare lo scoppio di uno scandalo, con le ovvie conseguenze sulla sua vita pastorale, Gratien avrebbe ucciso Guerrina. Da solo. Quel primo maggio.
Il cellulare di Guerrina, gli sms che incastrano Gratien Ad incastrarlo, secondo la Procura, molti indizi sospetti. Primo fra tutti il cellulare di Guerrina, mai ritrovato finora, ma sempre stato nelle mani di Gratien. Alle 17.20 di quel primo maggio, due ore circa dopo la scomparsa di Guerrina, parte il famoso sms al prete nigeriano amico di Gratien, ma sconosciuto a Guerrina: «Sono scappata con il mio amoroso marocchino». Per gli inquirenti ad inviarlo è stato padre Gratien, sbagliando destinatario: voleva mandarlo alla catechista del paese, e invece lo ha mandato ad un suo amico, il cui numero in rubrica era proprio accanto a quello della catechista. Un errore di digitazione insomma. Ma andiamo avanti. Il 10 maggio è la volta di un secondo sms partito dal cellulare di Guerrina: «Hai parlato male dell’uomo di Dio». Questo sms arriva davvero alla catechista Giuseppina Mazzoni, rea di aver sollevato, proprio il giorno prima, delle pesanti polemiche sulle vicende della canonica di Ca Raffaello, su Guerrina e padre Gratien. Dopo questi due, partono altri sms dal cellulare di Guerrina e arrivano alla suocera e ad una amica, sms sgrammaticati e sospetti, che parlano tutti della sua fuga d’amore. Proprio il 5 settembre scorso, a causa di una risposta sugli sms che non convince gli inquirenti, passa da testimone ad indagato. Nel verbale del 18 agosto 2014, quando ancora era testimone, Gratien parla della convinzione della donna di aspettare un figlio da lui e dei messaggini bollenti che era solita mandargli Guerrina. Tra questi il famoso: 174Vengo in canonica, ti cucino il coniglio e facciamo l’amore», al quale lui avrebbe risposto «Faccio da solo. Il coniglio me lo ha già cucinato un’altra donna». Col proseguire delle indagini si scopre che i contatti telefonici che si scambiano Gratien e Guerrina sono migliaia: 4 mila solo nei due mesi precedenti la scomparsa.
Zio Francesco: personaggio di pura fantasia A questo punto esce fuori un personaggio che, inventato da Gratien Alabi per scagionarsi, invece lo inchioda: Zio Francesco. Dalle confessioni, e confidenze col suo superiore Don Faustin Mbula Malengo, esce la figura di Zio Francesco, l’uomo che avrebbe accompagnato Guerrina in paese due volte dopo la sua scomparsa; frangenti in cui Guerrina avrebbe incontrato Gratien per chiedergli di aiutarla a portare via il figlio Lorenzo. L’unico ad aver mai visto e conosciuto zio Francesco però, risulta essere Gratien. Questo, secondo gli inquirenti, è un elemento fondamentale a conferma che zio Francesco non esiste: è solo un espediente inventato da Gratien Alabi per scagionarsi.