«La morte di mio marito è legata all’incarico che svolgeva. Chiediamo l’intervento dello Stato e del Governo per un’ispezione approfondita dell’incarico che svolgeva». E’ la rivelazione shock al microfono di Rtv38 e l’appello al Ministero degli Affari Esteri di Valentina Novikova, la moglie di Mauro Monciatti, il funzionario del consolato italiano a Caracas, trovato morto in circostanze ancora sospette nella sua abitazione. La tragica fine del funzionario di origini senesi è avvenuta esattamente 4 mesi fa e da allora troppi silenzi echeggiano nella vicenda e troppe domande restano senza risposta. Due su tutte. Quelle più banali e quelle che rimbalzano ogni giorno nella testa dei familiari di Monciatti: come è morto? E per quali motivi?
La vicenda Monciatti dal dicembre 2015 si trovava a Caracas in qualità di funzionario amministrativo del consolato italiano in Venezuela. Abitava in una zona residenziale nella zona est della capitale e proprio nella sua abitazione, il 4 giugno 2016, fu trovato il corpo senza vita. Nelle ore precedenti, secondo la ricostruzione delle autorità venezuelane, l’uomo aveva accompagnato la moglie all’aeroporto, era andato al cinema per poi fare ritorno a casa dove ha trovato la morte. In un primo momento era circolata la versione secondo cui il cadavere presentava ferite da arma da taglio. Niente di vero. Successivamente si è parlato di un trauma violento alla testa. Falsa anche questa seconda ipotesi. Nelle settimane seguenti sul corpo del funzionario gli inquirenti venezuelani hanno effettuato due autopsie. Della prima di queste il risultato è stato reso noto anche ai familiari. «Causa della morte – si legge nel referto -: shock cardiocircolatorio, infarto al miocardio». Ma il responso di certo non ha convinto i familiari e il loro legale Andrea Mugnai. Le circostanze della morte di Monciatti sono ancora oggi un mistero. Ma andiamo per grado.
Il corpo senza organi In attesa che il corpo di Monciatti rientrasse in Italia anche la Procura di Roma ha aperto un’inchiesta con l’ipotesi di omicidio ed ha disposto immediatamente un nuovo esame autoptico sulla salma. Ma quando il corpo del funzionario è rientrato a Roma per essere messo a disposizione degli inquirenti italiani e riconsegnato ai familiari, era completamente svuotato degli organi interni. L’esame autoptico disposto dalla Procura di Roma non è potuto essere altro che un esame esterno con prelievi di campioni epidermici, compresi sotto le unghie. Di pari passo i Magistrati hanno fatto un’istanza rogatoria per l’acquisizione del fascicolo d’indagine a Caracas ma nessun atto è ancora in mano agli inquirenti italiani, compresi quei vetrini degli esami di laboratorio che conterrebbero i risultati delle autopsie svolte n Venezuela. Gli unici riscontri che i medici legali italiani hanno potuto accertare, certo dettagli non da poco, sono delle vistose escoriazioni in numerose parti del corpo (braccia, ginocchia, mento e fronte) e un’ecchimosi all’occhio. Tutto farebbe presagire ad una colluttazione prima della morte.
Nessun legame con furto Il cadavere di Monciatti è stato trovato a terra in quei pochi metri che separano il bagno e l’ingresso della sua abitazione. Lì è accaduto qualcosa che ancora rimane un giallo. L’uomo potrebbe essere stato aggredito da una persona proprio mentre era in bagno. L’ipotesi iniziale era infatti quella che Monciatti fosse stato ucciso durante una rapina. Ipotesi plausibile specie se avvenuta in una delle città con la più alta percentuale di furti e omicidi nel mondo. Ma niente è stato portato via da casa e nessun segno di effrazione è stato riscontrato. Proprio a un metro dal cadavere, nell’ingresso di quell’appartamento, c’era in bella vista una consolle con borse contenenti oggetti preziosi della moglie e alcune banconote in dollari per un valore di alcune migliaia di euro. Niente è stato toccato. Il furto, insomma non è avvenuto.
I misteri nell’appartamento Ma c’è di più. Secondo quanto si apprende al momento del ritrovamento del corpo e dell’arrivo della Polizia venezuelana, il cancello e la porta d’ingresso nell’abitazione, entrambi blindati, erano socchiusi e proprio sul cancello sarebbe stata ritrovata una macchia di sangue senza però che gli esami ematologici abbiano accertato a chi fosse riconducibile quel sangue. L’appartamento è rimasto sotto sequestro fino al 29 luglio e soltanto dopo la moglie di Monciatti è potuta rientrarci. Non convinta della morte per infarto e certa di un omicidio, la donna è andata subito in cerca dei mazzi di chiavi che aveva nascosto nei cassetti. Niente. Neanche quelli, come i preziosi, sono stati toccati. La moglie persegue l’ipotesi che qualcuno si trovasse nell’appartamento al momento del rientro di suo marito in casa. E che non sia stata un evento casuale. In qualche modo che si sia trattato di omicidio preterintenzionale. Forse potrebbero essere d’aiuto i filmati delle telecamere di videosorveglianza installate nel palazzo di fronte. Ma anche di questi non si hanno notizie.
E lo Stato che fa? Ma si torna alle domande iniziali. Proprio quelle che, senza risposta, rimbalzano ogni giorno nella testa dei familiari di Monciatti: come è morto? E per quali motivi? Ma delle risposte sono attese anche dallo Stato. Proprio quello Stato per cui il funzionario di origini senesi ha lavorato per oltre trent’anni, gliene mancavano due alla pensione. Ha girato il mondo servendo l’Italia e il Governo che adesso sembrano essersi dimenticati di lui e dei suoi familiari tanto che la moglie ha dovuto riconoscere Mauro dalla cicatrice del colpo di machete che aveva ricevuto in Camerun proprio agli inizi della sua carriera da funzionario di consolato.