«Libertà, dignità, speranza». Ad ogni parola che pronuncia segue un sospiro, come ad assaporarne il gusto nel pronunciarla. Asmae Dachan, giovane giornalista e scrittrice italo siriana ha scelto di raccontare a Siena il dramma della sua gente. Tre anni di guerra civile o «genocidio», come non si stanca di ripete. Da quel 15 marzo del 2011 quando 14 bambini di una scuola elementare di Dara’a osarono “sfidare” il regime di Assad scrivendo sul muro della scuola che il regime doveva cadere. Alcuni di loro sono tornati a casa dopo aver subito torture, altri non hanno mai fatto ritorno a casa. Da quel giorno le coscienze si sono risvegliate e il popolo siriano ha iniziato a combattere la sua guerra di liberazione da un regime che da 50 anni mostra il suo lato più terribile. Quello della morte e della sofferenza. Asmae, figlia di un medico oppositore del regime racconta ogni giorno nel suo blog www.diariodisiria.wordpress.com ciò che all’Occidente non è permesso vedere. Storie di morte, di vite spezzate, straziate, di donne sofferenti per la perdita dei propri figli, bambini denutriti e martoriati dal gas delle armi chimiche usate per sopprimere chi vuole gridare libertà.
Un nuovo Risorgimento Grazie alla Lidu, la Lega internazionale dei diritti dell’uomo sezione di Siena, e ad un convegno di solidarietà sulla situazione in Siria, oggi il dramma siriano è dramma collettivo. Gli occhi non possono più far finta di non aver visto i video e i reportage di Asmae Dachan e la violenza della morte e della repressione è diventato motivo di solidarietà e aiuto incondizionato. «Abbiamo creduto per la prima volta nel 2011 a manifestazioni di libertà per un nuovo processo risorgimentale- ha detto Olinto Dini presidente della Lidu Toscana – o il mondo si salva attraverso ideali di libertà e solidarietà o non ce la possiamo fare». Già perché i numeri della morte sono impietosi. Oltre 2,5 milioni di profughi, 130 mila vittime accertate, oltre 9 milioni di sfollati interni. E ancora 5,5 milioni di bambini bisognosi di assistenza, 8mila hanno raggiunto i confini senza genitori, 3 milioni non vanno a scuola anche in considerazione del fatto che ben 4072 edifici scolastici sono stati distrutti o sono diventati rifugi. «Nel mondo è in corso una grande ridistribuzione di ruoli e poteri – ha aggiunto il Sindaco di Siena Bruno Valentini – l’Europa e la comunità internazionale devono giocare un ruolo decisivo». Già ma come non ricordare il fallimento dei negoziati di Ginevra che si sono conclusi con un nulla di fatto. «I colloqui di Ginevra – ha detto con amarezza – Asmae Dachan – sono stati una pagina nera nella storia della diplomazia internazionale. Il regime continua a sentirsi legittimato dallo stallo dei potenti del mondo e questo rende in qualche modo tutti complici del genocidio in Siria».
La via della pace La strada per la pace è ancora lunga, a giungo scadrà il secondo settennato di Assad e la ricandidatura è già pronta. Ma se c’è una strada per la libertà e per la pace è quella nel nome della solidarietà. Ci sono associazioni che non si stancano di sfidare il regime pur di portare sollievo alla popolazione. Ossmei, organizzazione siriana dei servizi di emergenza in Italia e Onsur, campagna mondiale di sostegno al popolo siriano organizzano missioni in cui portano ambulanze, latte in polvere, beni di prima necessità e supporto medico ai bambini e alle persone bisognose di aiuto.
Entrano nelle città assediate e isolate e soprattutto non si stancano di raccontare e narrare la ferocia della repressione.
Un ponte di solidarietà E la solidarietà è passata anche da Siena. La Lidu ha donato, tramite il suo tesoriere prof. Bayeli, 500 euro per la missione, mentre l’assessore al welfare della Provincia di Siena Anna Maria Pellegrini ha spiegato che 40 profughi siriani sono stati ospitati in strutture a Chianciano Terme. La piccola Sara, invece, ha voluto raccogliere in uno zainetto materiale scolastico per i suoi amici siriani. «La speranza –ha concluso Asmae Dachan – non deve mai abbandonarci. Dopo 50 anni di regime non può bastare una primavera che dura solo quattro mesi, occorre un nuovo Risorgimento». Gli alberi muoiono in piedi, ha scritto su un muro di Aleppo un ragazzo siriano.