Passa inosservata la sconfitta della Montepaschi Siena sul parquet dell’EA7 Milano nel sesto turno del campionato di basket di Serie A. Almeno per la stampa senese che si limita a riportare la motivazioni che hanno condotto al secondo stop in campionato per i ragazzi di Pianigiani: una squadra ancora “in divenire” e con uno stato di forma generale non propriamente ottimale, se si vuole usare un eufemismo. Per la stampa nazionale, invece, il risultato ottenuto dall’ambiziosa Milano contro i campioni d’Italia di Siena rappresenta una notizia a dir poco clamorosa e non solo perché interrompe una striscia di 21 successi consecutivi senesi contro il team lombardo. Per tutta Italia è ormai scoppiato il “fenomeno-Gallinari”.
La storia Danilo Gallinari è tonato a giocare per la sua Milano a causa del perdurare del lockout Nba, la momentanea sospensione del campionato di basket più spettacolare e seguito al mondo. Il “Gallo” è ancora sotto contratto con i Denver Nuggets, squadra con cui ha militato nella seconda metà della scorsa stagione dopo essere approdato negli States con la prestigiosa e storica maglia dei New York Knicks. Basta questo per descrivere il talento e la classe di questo giocatore, stella assoluta del basket nazionale e sicuro campione in divenire nel panorama internazionale.
Le luci della ribalta Contro Siena Gallinari ha realizzato i punti decisivi negli istanti finali dell’incontro facendo volgere in favore dell’Olimpia Milano una sfida che mancava all’ombra della Madonnina da circa 6 anni. Da lì la “Gallinari-mania” con il giocatore riportato alla ribalta su tutti i media. In un’intervista rilasciata a “Il Corriere della Sera”, Gallinari dichiara di stare benissimo a Milano, in compagnia di famiglia e amici, e soprattutto nell’unica squadra del panorama europeo con cui avrebbe potuto giocare. Si parla di sentimenti quindi, senza citare minimamente quello che sta sopra il cuore quando si indossa una giacca o un cappotto con taschino interno. Vale a dire il portafoglio.
Il fenomeno mediatico Gallinari è un fenomeno sul campo ma lo è anche (e forse, soprattutto) a livello mediatico e di marketing. Un giocatore giovane e affermato come lui che gioca nella città da cui è partito prima di approdare nel basket delle leggende Nba, rappresenta un veicolo straordinario di visibilità e prestigio per la sua squadra e per i suoi diritti di immagine. Il giocatore non si discute sia chiaro, ma non si può nemmeno prescindere dal fatto che il Gallo sia anche una, perdonateci il paragone, “gallina dalla uova d’oro”. Per se stesso, per Milano e per il basket italiano. Un Gallinari che gioca e diverte, mette sul piatto prettamente economico un prodotto che funziona per il giocatore stesso, per la società che lo ospita, per la Lega in cui è impegnato. Un giocatore che si limita ad allenarsi in attesa di poter giocare con la squadra detentrice del suo cartellino non “vende” niente. A meno che non sia una stella assoluta dell’Nba (vedi Bryant e Gasol per esempio, ma questo non è ancora il caso di Gallinari).
Una speranza condivisa Il tutto si traduce forse in un’eccessiva tutela che tutti quanti riservano al giocatore e alla squadra. Un altro tema forse passato troppo sottovoce nella sfida tra Milano e Siena. In ogni caso, a tutti sembra che possa andar bene così. E mentre negli Stati Uniti continua a slittare l’accordo tra sindacato dei giocatori e club che porta all’ennesimo prolungamento del lockout, in Italia, non solo a Milano, c’è chi sogna di poter vedere un Gallinari tra le fila milanesi per tutta la durata della stagione. The show must go on.