L’attesa sembra terminata: entro la fine della prossima settimana salterà fuori il piano industriale di Cevital. Dopo una serie di rinvii e di schemi non ufficiali, il gruppo algerino incontrerà i rappresentanti del ministero dello Sviluppo Economico a Roma per presentare il suo grande progetto su Piombino. Quasi un miliardo di euro suddivisi tra acciaierie, nuovo porto, agroalimentare e logistica.
Le mani dei giapponesi sulla Lucchini Una visione in cui sono entrati anche partener importanti, come i giapponesi della Mitsui & Co. Europe Plc, pronti a investire 200 milioni di euro per costruire insieme a Cevital una società pronta a gestire il porto ex Lucchini: cinque banchine destinate due per la logistica, due per l’agroalimentare e una per la parte siderurgica. Perché in tutte le sue declinazioni, il progetto algerino s’affaccia sul mare, da cui dovranno transitare migliaia di tonnellate di materiali (sia per l’agroalimentare che per le acciaierie, con materie prime e tutto il resto). E anche questo sarà oggetto di riflessione al Mise la prossima settimana.
La partita delicata delle acciaierie La partita più grande rimane comunque quella delle acciaierie. E a riguardo Cevital, dopo la retromarcia sul riavvio dell’altoforno, proporrà il progetto già annunciato, con due forni elettrici (che partiranno stando ai programmi entro 18 mesi il primo ed entro 24 il secondo) e il revamping dei laminatoi. Su questa strada, entro la fine di maggio arriverà la firma sul contratto e allora potrà partire lo smantellamento dei vecchi impianti vicino il centro abitato e la bonifica della vecchia area a caldo, così da dare mettere le basi per l’impianto agroalimentare. Un piano che non dispiace ai sindacati, con cui il presidente Issad Rebrab si sta incontrando in questi giorni, dato che la continuità ai laminatoi dà certezze sul rinnovo degli ammortizzatori sociali. In ogni caso, però, la vertenza rimane molto complicata, perché mentre i sindacati chiedono il riassorbimento immediato di tutti i 2.200 dipendenti ex Lucchini, Cevital è pronta ad accoglierne in una prima fase solo 1.840. Il resto rientrerà in un programma di prepensionamento e di cassa integrazione. Un altro ostacolo per il gruppo algerino, che intanto si concentra sull’incontro al Mise.