Chi ancora aveva qualche dubbio, adesso probabilmente se l’è tolto. Il pontificato di Francesco non sarà né sereno né semplice, ma metterà in discussione molte cose.
E la sua caratteristica di Uomo di Dio farà sì che inevitabilmente metterà in contraddizione tutti coloro che, fino ad oggi, hanno cercato di “catalogarlo” in un filone, in uno schieramento od altro. Non ci sarà l’allontanamento dalle posizioni di Benedetto XVI; Bergoglio, come in silenzio la maggior parte dei Cardinali e dei teologi, ammira l’anziano Ratzinger, perché ne riconoscono l’elevatura intellettuale.
Però forse oggi, oltre al “comprendere” e “spiegare”, serve il momento dell’azione e della riforma degli ingranaggi: il coraggio di dire pane al pane e vino al vino. Per queste azioni servono una immensa forza e una grande lucidità.
A chi si riferiva Francesco quando ha detto: “Ma io vi dico che preferisco mille volte una Chiesa incidentata che una Chiesa malata di chiusura” col rischio di restare vittima di “strutture caduche che ci fanno schiavi e non Figli di Dio”. I cristiani dunque non siano “inamidati, troppo educati, che parlano di cose teologiche mentre prendono il tè”. E la nostra amata Chiesa Toscana, quante volte si è chiusa nel silenzio e in posizioni comode, pur di non sporcarsi le mani, perché combattere è fatica? Talvolta lasciando soli molti cristiani che hanno servito il Vangelo tra mille persecuzioni, senza il conforto di nessuno? Eppure nella Genesi, Dio crea un uomo che sia un suo “collaboratore” per la gestione del Creato. L’uomo, con l’aiuto di Dio, prosegue l’opera del Creatore ed ha responsabilità sul mondo. Quante volte la paura ci impedisce di costruire, di fare cambiamenti, di portare avanti progetti ambiziosi? Eppure la chiamata di Dio è alle cose grandi, ci ricorda il Papa. Sembra quasi che Francesco avesse in mente gli italiani quando pronunciava simili parole.
La denuncia di “lobby gay in Vaticano”, poi, è una enormità. A parer mio la maggior parte dei quotidiani italiani hanno ignorato o quasi la notizia. Dedicando invece spazio a non finire sullo Ior. Davvero alcuni temi sui diversi orientamenti sessuali, e quindi sulla concezione di famiglia, sono diventati un tabù? Davvero non si può più dare un giudizio, non sulle persone, ci mancherebbe, ma su alcune scelte comportamentali nella vita pubblica, che immancabilmente peseranno sul cammino dell’umanità? I media sanno del grande consenso che riesce a suscitare Francesco, e probabilmente aspettiamoci anche altre future censure.
Tuttavia il cambiamento è in atto: non una rivoluzione, ma una riforma che parte dal cuore della Buona Novella: chi vuole aiutare Francesco, sappia che non sono d’aiuto né le timidezze né i lunghi silenzi, magari interrotti da sospiri.