Appena avvicina le sue labbra al microfono, l’orecchio si tende con dolcezza, in modo irresistibile. Hindi Zahra declina le sue originali melodie con dolci modulazioni di frequenza e arriva all’Auditorium Flog di Firenze il 24 febbraio alle 21.15. Apprezza il groove afro-americano di Aretha Franklin, 2Pac e Tribe Called Ouest; in particolare, ha appreso il mestiere accanto ad altre coriste soul influenzate dall’hip hop. Si crea un universo che rassomiglia alla sua personalità, di cui questa ragazza autodidatta traccia i contorni a partire dal 2005, componendo una cinquantina di pezzi in un anno. Da questi estrae due perle. Si tratta di “Oursoul” e “Beautiful Tango”. Con un arrangiamento in stile folk americano, “Oursoul” racconta i sogni svaniti di una ragazza promessa in matrimonio. “Beautiful tango” è, invece, una ballata con accenti di eterna nostalgia. Una quarantina di minuti, una buona dozzina di canzoni. Dallo stile al piano e dalle idee alla penna, Hindi Zahra ne cava un solco originale, una colonna sonora finemente organizzata, traballate soul-folk-jazz dove affluiscono le sue origini sud marocchine, alla frontiera con la cultura nera. Prima con il suono di un Bendir, poi con un tocco di basso ganoua, infine con un testo in berbero come “Imir Simik” (A poco a poco). Questo titolo le si addice pienamente. A poco a poco, questo controllo di tutti gli strumenti si è costruito, senza far rumore, all’ombra di una gloria effimera ma più vicino all’autenticità. Quella di cui parla nei suoi testi, delle storie di “amore per sempre” ma anche della vita della gente semplice.
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