SIENA – Chigiana International Festival & Summer Academy continua a regalare un’estate di grandi eventi e all stars con, nell’edizione dell’anniversario del centenario dall’inizio della stagione concertistica, due mesi no stop di concerti in città e nel territorio. Sabato 5 agosto sul palco del Teatro dei Rozzi un’altra speciale occasione: David Krakauer, uno dei più grandi clarinettisti di tutti i tempi, torna a Chigiana International Festival & Summer Academy protagonista di ‘Love, Dreams and Prayers’, per l’occasione, affiancato da uno dei più affermati giovani ensemble d’archi italiani del panorama musicale odierno: il Quartetto Indaco. Insieme in un concerto che unisce sonorità classiche, klezmer e contemporanee.

Apprezzato a livello internazionale come innovatore della moderna musica klezmer e come importante voce nel repertorio classico, docente all’Accademia Musicale Chigiana dal 2016, Krakauer conferma il suo importante contributo a Chigiana International Festival & Summer Academy, portando all’ascolto del pubblico sonorità clarinettistiche che dalla classica spaziano ai ritmi e alle atmosfere della musica klezmer, fino a proposte dei nostri giorni.

Al Teatro dei Rozzi, sarà affiancato da Eleonora Matsuno e Ida di Vita violino, Jamiang Santi viola e Cosimo Carovani violoncello, membri del Quartetto Indaco, vincitore del recente prestigioso   Primo Premio all’Osaka International Chamber Music Competition 2023.

La serata si aprirà con l’esecuzione di Kli Zemer del compositore austriaco, naturalizzato statunitense, Robert Starer (1924-2001). Sarà eseguito il secondo movimento Rikudium (Dances), caratterizzato dalle melodie della musica ebraica dell’Est Europa, con cui Stater familiarizzò sia nella sua giovinezza a Vienna che negli anni trascorsi a Gerusalemme. Rikudium (Dances) rievoca ritmi propri dei matrimoni ebraici.

Il programma continua con i due brani composti da Krakauer: Love Song for Lemberg e Lvov. Opere del 2000, presentate da Krakauer nell’album di stampo jazzistico ‘A New Hot One’,  proseguono le sonorità klezmer del brano di apertura di Starer. Spazio, quindi, alle sonorità degli archi con l’esecuzione di alcuni brani tratti dal progetto ‘Dante 21’, realizzato dal Quartetto Indaco nel 2021 in occasione dei 700 anni dalla morte di Dante Alighieri. Un lavoro che, nato dalla collaborazione con Edizioni Sconfinarte, ha messo insieme 34 compositori: un omaggio collettivo, tutto italiano, all’immortale poeta. Saranno eseguiti il Canto VII di Lucio Gregoretti, il Canto IX di Carmen Fizzarotti, il Canto XII di Roberta Vacca, il Canto XVI di Paolo Perezzani, il Canto XVII di Rossella Spinosa e il Canto XXXII di Alessandro Solbiati.

Il concerto si chiuderà sulle sonorità klezmer con l’esecuzione di The Dreams and Prayers of Isaac the Blind (1994) per clarinetto e quartetto d’archi, capolavoro del compositore argentino Osvaldo Golijov (1960). Il brano, originariamente portato al successo dal Kronos Quartet, prende le mosse dalle parole, affidate a un antico manoscritto, risalente a otto secoli fa, del rabbino cabalista Isaac the Blind (Isaac il Cieco). «I movimenti di quest’opera – scrive Osvaldo Golijov – mi sembrano scritti in tre delle lingue parlate dal popolo ebraico nel corso della nostra storia. Questo in qualche modo riflette la natura epica della composizione. Sento il preludio e il primo movimento, il più antico, in aramaico; il secondo movimento è in yiddish, la lingua ricca e fragile di un lungo esilio; il terzo movimento e il postludio sono in ebraico sacro. […] la cecità è importante in questo lavoro quanto sognare e pregare. Ho avuto l’intuizione che, per raggiungere la massima intensità possibile in un’esecuzione, i musicisti dovessero suonare, metaforicamente parlando, ‘alla cieca’. Ecco perché, penso, si dice che i bardi leggendari nelle culture di tutto il mondo, a cominciare da Omero, siano ciechi. La ‘cecità’ è probabilmente il segreto dei grandi quartetti d’archi, quelli che non hanno bisogno degli occhi per comunicare tra loro, con la musica, o con il pubblico. Il mio omaggio a tutti loro e a Isaac di Provenza è questo lavoro per musicisti ciechi, in modo che possano suonarlo a memoria. La cecità mi ha ricordato come comporre musica com’era all’inizio: un’arte che scaturisce e si basa sulla nostra capacità di cantare e ascoltare, con il potere dicostruire castelli di suoni nei nostri ricordi». Inizio concerto alle 21,15 (www.chigiana.org).