C’è una “città finta”, che coglie il tempo giusto per lasciare il minimo possibile della ribalta alla riapertura del caso David Rossi. E si getta, così, a corpo morto a sfruttare l’assist sprovveduto del leader locale della Lega. Così la “città finta” lancia il tam tam e preferisce sfinirsi di reprimende al Giusti – peraltro meritatissime – per la ben nota infelicissima frase nei confronti di Selvaggia Lucarelli.
La “città finta” coglie la palla al balzo della clamorosa scivolata del Giusti medesimo – doppia perché attribuisce al parlar comune di Siena quella scellerata locuzione – con l’effetto di provare a oscurare il fatto vero della settimana: la riapertura del caso David Rossi da parte della Procura di Siena. Evento che comunque riempie la Sala Stampa della Camera a Roma, per iniziativa del Movimento 5 Stelle; finisce nei tg nazionali, nelle paginate della stampa nazionale e – nel nostro piccolo – su Siena Tv e sul Corriere Fiorentino.
Diciamo che l’oscuramento non riesce. Ma in ogni caso la “città finta”, ancora una volta, coglie l’occasione di scansare il tema scomodo che obbligherebbe a profonde autonalisi, su quella morte pienamente dentro lo scandalo del Monte e i suoi intrecci con la politica e oltre, nel cui ambito adesso, si comincia con chiarezza a pronunciare una parola decisiva: omicidio.
Invece la “città finta” sfrutta l’abominevole frase del Giusti, per gettarsi a corpo morto sul tema “politically correct”, che garantisce comunque i “mi piace” su Fb. Arriva oltretutto nei tempi giusti la frase del Giusti. Perché siamo alla vigilia del giorno contro la violenza sulle donne, e ciò consente di infierire meglio – anche legittimamente – su un avversario politico come Francesco Giusti. Che ai tempi dello scempio di Siena, diceva cose scomode e così adesso la “città finta” può cercare di far passare il messaggio sotto traccia: ma uno che dice alla Selvaggia Lucarelli, “meno articoli e più pompini”, può essere credibile, anche in termini retrospettivi, rispetto a quello che diceva sugli intrallazzi tra il Monte e la politica?
La “città finta”, così, immolandosi per Selvaggia, può occuparsi solo di striscio di quell’altra donna protagonista della settimana, che si chiama Antonella, che è la moglie di David Rossi. La quale, in un dialogo con lo scrivente, su Siena Tv (link ) nella trasmissione “Di sabato”, nel corso di una testimonianza toccante, al minuto 12 e 15 esprime i seguenti concetti: «Nella mia ricerca di verità sono stata abbandonata anche da tutti gli amici, tranne l’ingegner Scarselli. C’è stata una presa di distanza nei confronti della mia lotta, addirittura accusandomi di accanimento nel mio bisogno di verità». Beh, forse meritava più massicci attestati di solidarietà cittadini, pubblici, istituzionali, popolari, giornalistici, anche Antonella Tognazzi. Anziché limitarsi a poche parole, misurate e di circostanza, per non far troppo rumore.
Anche perché Antonella Tognazzi durante la sua battaglia in cerca di verità, dal gennaio 2015 è finita addirittura sotto inchiesta in concorso con un giornalista. Eppure non ha ricevuto inviti a Palazzo Pubblico dopo essere stata messa sotto inchiesta. E non c’è stata nessuna sollevazione popolare, nessuna reprimenda dei politicamente corretti, verso il fatto che sia stata messa sotto inchiesta una donna, nel momento in cui cerca verità. Nello stesso momento in cui va avanti nella sua battaglia e non si rassegna all’archiviazione come suicidio – che era circostanza comoda per molti – della morte del suo compagno di vita, Antonella Tognazzi a Siena viene messa sotto inchiesta.
Non è una sorta di limitazione di un diritto? Non è terribilmente inquietante che Antonella Tognazzi dica di sentirsi sola, in questa città, e che le sembri «una montagna da scalare» la sua ricerca di verità?
Il sindaco sulla riapertura del caso-David Rossi ha linkato su Fb la notizia del suo incontro con Antonella Tognazzi, avvenuto un anno fa, e ha aggiunto: «Un anno fa ho espresso un auspicio: oggi un passo in avanti».
Due giorni dopo, sulla frase del Giusti, prima di invitare la blogger offesa al Palio, Bruno Valentini ha così postato su Fb, pure con corredo di foto emblematica: «La violenza é anche quella verbale di chi si rivolge alle donne utilizzando in modo vile volgarità a sfondo sessuale come purtroppo é avvenuto oggi fra un piccolo politico senese ed una seguitissima giornalista-Blogger italiana, Selvaggia Lucarelli». Giusto. E giusto additare il Giusti con così incisiva sottolineatura etica.
Ma nell’approssimarsi della giornata contro la violenza sulle donne, mi permetto di esprimere un parere personale: sono convinto che a Siena se c’è una donna che può rappresentare simbolicamente i temi della giornata contro la violenza sulle donne, questa sia Antonella Tognazzi. Meglio di Selvaggia Lucarelli. Perché Selvaggia è stata offesa dalle parole di una sola persona, Antonella dai silenzi diffusi di quella “città finta” a cui l’archiviazione come suicidio faceva comodo.
Ecco perché una medesima vicinanza ad Antonella, come quella che giustamente ha avuto Selvaggia, renderebbe più credibili quei presunti mutamenti della “città finta”, che si vogliono sbandierare. Verrebbe di dire: “meno nebbia e più coraggio”.