Altro che nuove assunzioni o contratti esterni di collaborazione: nelle dieci Province toscane il personale in esubero (e quindi da ricollocare in altre amministrazioni pubbliche) potrebbe superare le duemila unità, stando all’elaborazione prodotta da Il Sole 24 ore su dati dell’Upi, Unione delle Province italiane. Un’ipotesi definita in base al calcolo della necessità di abbattere la spesa per il personale del 50 per cento, ovviamente tutta da verificare considerando la mancanza di chiarezza normativa e programmatica su questo fronte. Con la prospettiva di non pochi conflitti tra quanti saranno chiamati a ereditare le competenze delle Province, in particolare Regioni e Comuni.
I numeri della Toscana I dati sono piuttosto omogenei tra i vari territori. I potenziali esuberi colpirebbero più di tutti Pisa, con 246 dipendenti per 10,1 milioni di euro da tagliare. A seguire Lucca con 244 (10,2 milioni), Grosseto 242 (13,6 milioni, la cifra più alta da risparmiare), Arezzo 231 (9,9 milioni). Quindi Siena con 217 dipendenti (9,1 milioni di taglio), Livorno 201 (8,4 milioni), Pistoia 177 (7,4 milioni), Massa Carrara 153 (5,9 milioni), Prato 82 (3,6 milioni). Discorso a parte per Firenze, che in quanto città metropolitana dovrà rispettare un taglio del 30 per cento, pari a 10,4 milioni di euro che si traducono in 240 dipendenti.
La protesta dei sindacati Questo pomeriggio le segreterie regionali di Cgil, Cisl e Uil hanno promosso un presidio sit- in a Firenze davanti alla sede della giunta toscana «quale segno di pressione e di esplicita protesta contro la situazione generale di stallo che si sta determinando» e incontrando Vittorio Bugli, assessore regionale al bilancio, finanze e tributi con competenza tra l’altro anche sui rapporti con gli enti locali. La protesta sindacale va avanti anche sul piano nazionale. Domani è in programma un presidio a Roma nei pressi del Senato, dove si vota la legge di stabilità con emendamenti definiti «inaccettabili» dalle forze sindacali: «La direzione da seguire c’è già – sostengono in una nota –, è l’accordo sottoscritto in Conferenza unificata l’11 settembre scorso, in applicazione della legge Delrio. Per questo saremo in piazza e abbiamo chiesto di incontrare capigruppo e presidenti della I e della V Commissione del Senato. Se necessario, proseguiremo la mobilitazione occupando le sedi istituzionali competenti, fino a quando non avremo riposte certe sul futuro del personale e dei servizi».