«Il canone tv è un tributo come tutti gli altri. Pagarlo non è solo un gesto di civiltà è un obbligo». A sentire questo messaggio spot nel gennaio scorso avevamo avuto una brutta sensazione. Per la prima volta la calda voce fuori campo aveva ricordato ai telespettatori l’obbligo del pagamento, con una velata minaccia in caso di mancato pagamento di questo tributo che è «come tutti gli altri». Chissà se così lo hanno pensato anche le migliaia di aziende artigiane e di servizi che in questi giorni si sono viste arrivare la lettera per il pagamento di un abbonamento speciale alla tv. Mittente mamma Rai.
 
E chi un televisore in ufficio non ce l’ha né ci pensa proprio ad averlo? Non importa, si presume che un’azienda abbia comunque un Pc (magari per fare le fatture) o un monitor (magari per la videosorveglianza) e da questo potrebbero essere visti filmati, dvd o televideo, tutti rigorosamente di marca Rai. Dunque, pagare, zitti e mosca. Anzi, zitti e “farfalla”, nel ricordo del vecchio logo della vecchia Rai e del nuovo tatoo della bella Belen in grande evidenza ieri sera sugli schermi Rai1. Si paga per vedere no? Allora che si veda bene e in prima fila.
 
«Quanti siete? Che portate? Un Fiorino», diceva l’esoso esattore al ripetuto passaggio di Benigni e Troisi. Non gli interessava sapere quanti fossero né cosa portavano i malcapitati. Gli interessava solo riscuotere il Fiorino. Al cinema si rideva. Qui «non ci resta che piangere».
 
Ah, s’io fosse fuoco