La Scuola Superiore Sant’Anna aveva invitato i cittadini a sceglierla come istituzione destinataria della scelta e della conseguente raccolta dei fondi del “5 per mille”, a margine della dichiarazione dei redditi, annunciando che la cifra sarebbe stata utilizzata per contribuire al finanziamento di progetti di giovani ricercatori. Oggi l'istituto pisano rende conto di quella “promessa”, mantenuta “al femminile”. Sono di Emma Lazzeri e di Giorgia Barboni i due progetti selezionati nell’ambito dell’iniziativa “5 per mille a sostegno della ricerca e dei ricercatori” e oscillano fra applicazioni della fotonica e definizione di strumenti finanziari per agevolare lo sviluppo. Se i due progetti, uno di ingegneria e un altro di economia, presentano un dato comune è la prossima, significativa ricaduta a livello sociale.

Il progetto di ingegneria “Photonic Assisted Radar for Environment monitoring enabling disaster prevention and risk assessment” (Parent) è il titolo del progetto elaborato da Emma Lazzeri, ricercatrice all’Istituto di Tecnologie della Comunicazione, dell'lnformazione e della Percezione (Tecip) per sviluppare un sistema di monitoraggio remoto,  non invasivo e continuo, basato su
tecnologia fotonica. Il sistema trova la sua applicazione nella rilevazione dei movimenti del terreno come vibrazioni, cambiamenti della forma della Terra, frane, cedimenti di pareti rocciose o di terreni, terremoti, spostamenti di ghiacciai e valanghe. Nell’ambito dell’ingegneria civile potrà essere utilizzato in diversi campi, come per il monitoraggio strutturale di dighe, ponti ed edifici. Le ricadute e le applicazioni del progetto rientreranno sia negli ambiti economici sia in quelli sociali. Il sistema potrà fornire dati più accurati e comunque molto dettagliati rispetto all’attuale stato dell’arte di tecnologie simili.  I dati saranno poi elaborati in maniera opportuna per migliorare la prevenzione e la valutazione dei rischi legati a disastri ambientali, con una potenziale diminuzione dei danni.

Ricerca sul campo economico Sulla comprensione dell’efficacia di alcuni degli strumenti finanziari utilizzati nei Paesi in via di sviluppo per promuovere il risparmio e per favorire la microimprenditorialità tra soggetti esclusi dal mercato creditizio ordinario – quali, ad esempio, prodotti di risparmio ad hoc e microcredito – e la loro applicabilità nel contesto dei paesi sviluppati
focalizza la sua attenzione il progetto “Analisi strumenti di inclusione finanziaria in paesi sviluppati e in via di sviluppo”, messo a punto da Giorgia Barboni, ricercatrice all’Istituto di Economia. Il progetto affronta l’argomento sia da un punto di vista teorico sia empirico, più pratico, e si
inserisce – in via più generale – nell’ambito della cosiddetta “Economia dello Sviluppo”, per indagare il rapporto tra Paesi in via di sviluppo e Paesi sviluppati, e nell’ambito della micro finanza, per le implicazioni sul comportamento presente e futuro atteso dai soggetti coinvolti. Ha risvolti anche per l’ “economia comportamentale” e, da un punto di vista metodologico, si presenta affine all “economia sperimentale”.