«E’ necessario smettere di fare demagogia. Abbiamo bisogno di affrontare i problemi veri e affrontarli con la cognizione di quella che è la realtà. Questo sistema ha creato delle situazioni che sono uscite dal controllo». A sottolinearlo è Luca Brunelli, presidente Cia Toscana dopo il rinvio del ‘Piano Lupo’ da parte della Conferenza Stato-Regioni. «Il lupo in Toscana – aggiunge – aveva una presenza sporadica. Oggi esiste una popolazione di animali, soprattutto ibridi, che sta distruggendo un ecosistema che aveva permesso ai nostri allevatori di vivere le aree rurali garantendo anche la manutenzione del territorio. Dove c’è l’abbandono, dove sparisce l’agricoltura, si creano problemi molto seri. Non è possibile rinviare ancora». Il piano lupo – sottolinea la Cia Toscana – contiene 22 punti, è un sistema complesso di interventi; non si ridurre tutto il piano al problema degli abbattimenti, che rappresentano invece solo una deroga.
«Speriamo che quando finalmente si troverà un accordo sul problema del lupo – prosegue il vicepresidente Cia Toscana Enrico Rabazzi – la pastorizia esista ancora. Speriamo che nel frattempo i pochi pastori rimasti non abbiano deciso di abbandonare definitivamente questo settore magari per mettersi nelle file dei disoccupati, infine speriamo di non dover assistere ai danni causati dalle calamità naturali che sono il risultato dell’abbandono delle aree marginali prima controllate e protette dagli allevatori. Questa vicenda dimostra tutta la debolezza della politica e il fatto che chi urla di più ha più credito. Chi attacca i pastori e la loro legittima richiesta di lavorare e sopravvivere – spiega Rabazzi – evidentemente o non ha capito o finge di non capire che il nostro obiettivo è di trovare un equilibrio tra il pastore e il lupo. Equilibrio che mai si è voluto raggiungere per volontà dei soliti noti. La conseguenza è che la situazione si è trasformata in una realtà non più sopportabile e accettabile. Come Cia – continua Rabazzi – non abbiamo mai chiesto di istituire una sorta di apertura della caccia al lupo, ma abbiamo sempre chiesto che chi ha fatto della pastorizia il proprio mestiere possa essere tutelato come ogni altro lavoratore. Pretendiamo una presa di posizione urgente, e questo anche per lo stesso lupo e per la tutela della specie. Chi si atteggia con facili slogan non conosce a fondo la realtà e, a dir nostro, non ha nemmeno a cuore il futuro di questo animale. Ancora una volta dunque pendiamo purtroppo atto del fatto che ci sono lavoratori di serie A e lavoratori di serie B. Se così è, come i fatti non sembrano smentire, pretendiamo che questa distinzione venga applicata anche sotto il profilo fiscale e burocratico».