vescoviIl tema delle unioni civili è all’ordine del giorno da qualche anno. In tutte le grandi tradizioni religiose, l’ordine del Creato vede la famiglia tra uomo e donna quale cellula base della società, primo vero sodalizio d’amore sul quale costruire il mondo. Sono forti oggi gli scontri tra un mondo rivendicante i diritti degli omosessuali e chi sostiene la famiglia naturale. Ascoltando la parola dei vescovi toscani, oggi, però l’allarme è un altro e va distinto. Non viene censurata la possibilità per unioni “altre” di avere un proprio riconoscimento. Viene piuttosto richiamata l’attenzione su un livellamento, in atto, dei valori e anche una velata “promozione” di forme nuove di sessualità. Del resto, di fronte alla legittimità di tutte le opinioni, un conto è la libertà dell’orientamento sessuale, laddove non sia violenza e laddove non ci siano minori; altro conto è una certa “propaganda” nuova che sembra affacciarsi: quella che conduce ad un mondo “unisex”.  Dove tutti possono fare tutto con tutti. E tutto deve passare, forzosamente per “normale”. Questo significa, oggettivamente, una novità. Personalmente credo che agli occhi di Dio l’orientamento sessuale non sia la priorità delle priorità. Esistono peccati più gravi di quello sessuale. Però in contemporanea è chiaro dalle scritture che il progetto di Dio sull’umanità passa dalla famiglia naturale. Pertanto tutte le Chiese Cristiane, nonchè le grandi religioni mondiali, hanno le idee chiare sull’argomento, basate non tanto sulla fede, quanto su una visione antropologica che si fonda su un’esperienza secolare. Penso che servirà per il futuro distinguere bene tra la libertà personale e l’orientamento generale. L’omosessualità è una libertà che va tutelata e rispettata. A maggior ragione se la persona ha un simile orientamento sin da bambino. Questo non significa che sia  un valore. E che come tale venga “propagandato”, magari ai minorenni. Dobbiamo ricordare una cosa, non sempre chiara: la Chiesa non giudica le persone, ma i comportamenti e i fatti. Pertanto è normale che la Chiesa continuerà, sempre, ad essere contraria alle menzogne, all’invidia, alla durezza di cuore. E in contemporanea continuerà ad amare e accettare tutti coloro che quotidianamente dicono le bugie, sono invidiosi, sono “distratti” nei confronti degli altri. Questo perchè l’umanità non è perfezione e la nostra sfida è quella di accettarci come siamo, puntando a migliorarci. La vocazione più alta dell’essere umano si concretizza nella famiglia tra uomo e donna. Questo è il disegno di Dio. Però poi Dio guarda e chiama l’uomo per nome. Per cui noi non siamo solo “popolo”, ma siamo Giovanni, Luca, Marta, Laura. E a ognuno di noi, prima dell’orientamento sessuale, chiederà conto secondo l’orientamento del proprio cuore. Come Papa Francesco, anch’io penso che non siamo nessuno per giudicare. Questo mai, perchè solo Dio vede nel cuore dell’uomo e solo Lui può giudicare. Possiamo però indirizzare, o almeno sforzarci a indicare, nel rispetto di tutti, i comportamenti migliori per il prossimo, per la società. E a questa esigenza, antropologica, la Chiesa non può sottrarsi.