FIRENZE – In attesa che la legge regionale sul suicidio medicalmente assistito arrivi all’esame del Consiglio regionale, i vescovi toscani hanno preso posizione.
“Non c’è un diritto a morire – hanno sottolineato – chiedendo una riflessione approfondita e non ideologica e non leggi simbolo”. La Toscana in caso di via libera sarebbe la prima regione ad approvare una normativa in materia.
“Vorremmo in primo luogo invitare i consiglieri regionali e i dirigenti dei loro partiti a non fare di questo tema una questione di ‘schieramento’ ma di farne un’occasione per una riflessione profonda sulle basi della propria concezione del progresso e della dignità della persona umana – hanno evidenziato ancora dalla Cei toscana, presieduta dal cardinale Augusto Paolo Lojudice -. L’altro elemento che può aiutare a fare una scelta legislativa è proprio la storia della nostra Regione. Nella cura delle persone in condizione di fragilità la Toscana è stata esempio per tutti: la nascita dei primi ospedali, dei primi orfanotrofi, delle associazioni dedicate alla cura dei malati e dei moribondi, come le Misericordie, e poi tutto il movimento del volontariato”.
La vita umana è un valore assoluto, tutelato anche dalla Costituzione: non c’è un “diritto di morire” ma il diritto di essere curati e il Sistema sanitario esiste per migliorare le condizioni della vita e non per dare la morte”.