Impegno da parte del Governo per sostenere i sindaci alle prese con pesanti tagli che vogliono dire drastica riduzione dei servizi sociali. E’ la richiesta dell’Anci per voce del suo delegato al welfare Lorenzo Guerini, sindaco di Lodi secondo cui la drastica riduzione dei finanziamenti statali per le politiche sociali, rischia di ridurre drasticamente le prestazioni di welfare locale «penalizzando famiglie e minori, anziani e persone con disabilità, a meno che i Comuni (le istituzioni più vicine ai cittadini) non continuino, come hanno fatto in questi anni, ad implementare ulteriormente il proprio ruolo in questo delicato e cruciale settore, sostenendo in autonomia questo impegnativo sforzo».
I tagli Mentre il finanziamento del Fondo Nazionale per le Politiche Sociali e’ passato dai 656,45 milioni di euro del 2008 ai 175,61 del 2011 (per una diminuzione di oltre il 70%), il Fondo Nazionale per le non autosufficienze e’ stato addirittura azzerato. Al contrario i Comuni, secondo le stime elaborate da Cittalia-Anci Ricerche, sono risultati nel medesimo periodo i principali finanziatori della spesa sociale pubblica, facendosi carico di quasi il 70% degli oneri complessivi. «I sindaci non siano lasciati soli – esorta quindi Guerini – L’Anci chiede l’impegno di Governo e forze parlamentari perché il welfare, che può rappresentare un fattore di crescita per il Paese piuttosto che una spesa improduttiva, diventi una priorità dell’agenda politica nazionale»
Le priorità «Avviato il discorso sulla riforma del mercato del lavoro e degli ammortizzatori sociali – prosegue Guerini -, ora diventa una priorità assoluta e non rinviabile affrontare le questioni relative al sistema di welfare, per garantire risposte adeguate alle richieste dei cittadini, in una situazione ancora fortemente appesantita dal perdurare della crisi economica».
Investire sulle donne «Un esempio tra tutti di come investire sul welfare significhi investire sulla crescita del Paese, e’ quello relativo all’occupazione femminile – aggiunge il delegato Anci al Welfare – Se il tasso di occupazione femminile italiano si allineasse all’obiettivo del 60% stabilito dall’Agenda di Lisbona, infatti, il nostro Pil aumenterebbe del 7%. Per aumentare le possibilità di inserimento delle donne nel mercato del lavoro, occorrono investimenti sui servizi alle famiglie, all’infanzia, alla non autosufficienza, alla disabilità. Peraltro, si tratta di investimenti in grado di ripagarsi a breve-medio termine, poiché innescano un circolo virtuoso di maggiori opportunità occupazionali e crescita economica, in particolare nel settore dei servizi, contribuendo di conseguenza anche alla ripresa dei consumi, con benefici per l’intero sistema produttivo».