«Una manifestazione memorabile con le credenziali per far recedere l’Azienda dall’intento di ridurre unilateralmente i diritti contrattuali dei Lavoratori». Le sigle sindacali di Banca MPS tornano oggi sullo sciopero dello scorso venerdì 16 marzo (leggi) e promettono battaglia, programmando ulteriori iniziative di protesta (scarica): l’astensione dal lavoro della rete commerciale e le strutture di Direzione Generale per il pomeriggio di lunedì 2, martedì 3 aprile e venerdì 6 aprile (ultime 2 ore e trenta minuti dell’orario pomeridiano), l’astensione dal lavoro per l’intera giornata per le strutture del Consorzio Operativo di Gruppo. Oltre alla manifestazione senese degli 8mila lavoratori per le strade del centro (dato diffuso dai sindacati), è stata altissima l’adesione allo sciopero (circa l’85%), con filiali chiuse in tutta Italia per oltre il 90% delle unità produttive.
La polemica del comizio finale Tra le righe della nota stampa delle sigle sindacali si legge anche una velata polemica nei confronti dei media locali: «dispiace constatare, ancora una volta, le omissioni e la parzialità delle informazioni fornite dalla stampa cittadina e locale, tendenti ad enfatizzare aspetti ed episodi estranei alle motivazioni dello sciopero, che tuttavia non hanno minimamente inficiato il grande successo del raduno». Il riferimento è chiaramente indirizzato alle polemiche sul mancato comizio che si è tenuto solo in forma di saluto ai giardini de La Lizza (guarda). Giustificazione addotta alla mancata possibilità di farlo in piazza Salimbeni è stata quella «per motivi di sicurezza e incapacità di accogliere tutti i manifestanti».
C’era pur sempre la piazza del Campo La Conchiglia avrebbe avuto un impatto sicuramente meno “amichevole”, e più coerente con la parola “lotta”, certamente ancor più “memorabile”. Se non altro sarebbe stato un bel colpo d’occhio vedere tutti gli 8mila manifestanti IN PIAZZA, e non i rimanenti (molti avevano già sentito i morsi della fame per l’ora di pranzo) AI GIARDINI… “Dispiace constatare, ancora una volta, le omissioni e la parzialità senza le quali si sarebbe potuto trasmettere un messaggio già forte in modo ancor più eclatante e diretto”.
Dalle piazze ai palazzi del potere Proprio i media locali, verso i quali viene puntato il dito, nei giorni scorsi avevano rivelato la trattativa in atto di un nome molto vicino alle stesse sigle sindacali per salire i gradini di Rocca Salimbeni e sedere nel cda della Banca. Poi, la scelta di un consiglio di amministrazione “tecnico” o “di rottura” ha interrotto la stessa salita al palazzo di una figura gradita ai sindacalisti, che fino ad ora potevano contare su Fabio Borghi. Ecco che il giorno dopo le nomine (leggi), le sigle sindacali tornano a promettere ancora battaglia come con la manifestazione “memorabile” indetta il giorno prima delle decisioni finali.
Due spunti e accapo Nessuno mette in dubbio che i motivi della protesta possano portare in piazza o ai giardini 8mila lavoratori ma che le bandiere sventolino e i comizi si tengano contro i soprusi di potere, i benefici immeritati, politiche strategiche sbagliate e tagli incondizionati. Che le bandiere sventolino e i comizi si tengano nei tempi e nei luoghi giusti, perché sono fattori importanti in una “lotta” sindacale per difendere i diritti dei tanti, la gran parte di quegli 8mila, che scendono le scale di casa ogni giorno con il dubbio di poterci tornare con un lavoro. E non per difendere gli pseudo-diritti dei pochi, una minima parte di quegli 8mila, che invece salgono le scale dei palazzi del potere con la certezza di poterci tornare con una nuova poltrona. Enrico Berlinguer trent’anni fa disse proprio a un giornalista: «La questione morale esiste da tempo, ma ormai essa è diventata la questione politica prima ed essenziale perché dalla sua soluzione dipende la ripresa di fiducia nelle istituzioni, la effettiva governabilità del paese e la tenuta del regime democratico»
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