Il film risale al 1992. Ed è di Mario Monicelli. Si chiama “Parenti serpenti” e ogni volta che lo ridanno in tv, io lo riguardo. Racconta le miserie di una famiglia che dietro l’ipocrisia del ritrovarsi insieme per le feste natalizie, progetta e realizza l’intento di togliere di mezzo i due anziani genitori divenuti troppo ingombranti. La losca operazione verrà però smascherata dal tema in classe post-vacanze, del nipotino delle vittime.
Mi pare la perfetta metafora dell’ipocrisia che ci pervade e che caratterizza la realtà senese, in cui prosperano, nell’ordine: rinnovatori con le proprie squadre piene zeppe di artefici del precedente regime dello scempio; marpioni più o meno vecchi sempre in tiro; alleati di governo che sono perennemente sull’orlo della crisi di nervi; selfie sempre alla grande e col sorriso smagliante; temi e problemi un po’ “a caso” per nascondere e offuscare i nodi di fondo veri; grandi aziende multinazionali farmaceutiche che prima fanno la cerimonia di gala e subito dopo parlano di esuberi; grandi banche promosse dalla Bce, che però dice “è meglio che vi aggreghiate”; esposizione nelle vetrine feisbucchiane dei governanti di ogni cosa bella che accade in città, come se fosse merito loro; governanti che si lodano e si imbrodano, “automipiaciandosi ” reciprocamente ad ogni stormir di fronda; servi e scimmiette che tornano ad abbondare, con qualche problemino in più rispetto a prima, quando era chiaro chi comandava; cittadini diffusamente silenti in attesa soltanto del nuovo re al posto di “Beppino primo”; altri cittadini che becerano, “ma a me che me ne frega, tanto so tutti uguali, quando si vota io vo a Follonica!”, e così facendo si sentono perfino rivoluzionari. E poi ci sono i “fanatici” più pericolosi, secondo la frase di Churchill, perché “fanatico è colui che non può cambiare idea”.
Ora, pescando nel mazzo delle dinamiche dell’ipocrisia senese sopra affastellate, quella che merita qualche riflessione in più è quella che riguarda gli “alleati di governo perennemente sull’orlo di una crisi di nervi”. Alludiamo al Pd e a Siena Cambia/Attiva. Sono le forze che sorreggono la giunta Bruno Valentini–Fulvio Mancuso, sindaco e vicesindaco di Siena.
Una giunta nata da una fusione a freddo: tra il pragmatismo del Pd con un gruppo consiliare fatto apposta per imbrigliare il Sindaco, e la volontà rigeneratrice e “rivoluzionaria” che veniva allora promessa dalla coppia Valentini-Mancuso e che avrebbe dovuto approvvigionarsi dell’operato e dello stimolo critico di Siena Cambia. Tale movimento fu decisivo per far vincere a Valentini le primarie contro il “ceccuzziano” Alessandro Mugnaioli, raccogliendo consensi al di fuori del Pd. Anche se l’altro elemento della vittoria fu l’accordo con il gruppo Monaci, sancito poi dall’ingresso nella lista di Siena Cambia, dei candidati monaciani Trapassi e Sabatini. Inseriti per volontà diretta di Valentini – che rintuzzò ogni considerazione contraria – vincitori alla grande quanto a preferenze, subito in rotta con la linea “sienacambista” e ora fuori dal gruppo consiliare, che ha però raccolto Pasquale D’Onofrio.
A voltarsi indietro a guardare l’iniziativa di Siena Cambia, c’è da strabuzzare gli occhi: oltre alle indubbie capacità di Fulvio Mancuso, che di quel movimento resta anche ora il riferimento, ci fu un diffuso e generale slancio di rinnovamento, per tanti in buona fede, che consentì di appassionare alla sorti cittadine molta gente distante; e di far ritrovare una casa agli esuli dal Pd, consentendo così alle elezioni amministrative del 2013, di contenere la delusione degli anni dello scempio, senza farla tracimare oltre i confini del centrosinistra.
Ma la fusione a freddo col Pd, gelò immediatamente tutte le “caldane” rinnovatrici di Siena Cambia. Il coordinatore Roberto Guiggiani, ritenuto troppo barricadero, fu ben presto accantonato e Siena Cambia, sia nel gruppo che nel movimento, divenne rapidamente la truppa di complemento della maggioranza consiliare egemonizzata dai numeri del Pd, in grado di condizionare fin dall’inizio l’operato del sindaco ex novista, Valentini.
Da questo status di “difensori” della giunta Valentini-Mancuso, Siena Cambia/Attiva accenna ora di volersi un po’ distaccare. Riportiamo alcune parole perchè le parole sono – sarebbero – importanti. Quelle di Siena Cambia sono espresse con la consueta misura dal coordinatore Francesco Fasano: «Noi siamo nati nel 2013 – ha affermato – sotto il segno del coraggio e dell’audacia. Da parte nostra lo spirito iniziale non è mai stato rinnegato. Ci siamo pentiti unicamente di alcuni momenti di eccessiva timidezza da parte nostra. Nell’operato del sindaco Valentini vediamo luci ed ombre. Ha avuto il merito di mettere solide fondamenta, e mi riferisco soprattutto alla riduzione del debito del Comune. Ma ora serve un cambio di passo nell’azione amministrativa. La Giunta deve avere nuovo vigore e nuove energie». Poi il gruppo consiliare presenta un’interrogazione urgente sulla sanità e contro le scelte pro-Arezzo del Governatore Rossi. A questa mossa si aggancia la reazione del Pd, che è di ben più ampio respiro rispetto al tema della sanità, e nel documento di tutti i consiglieri comunali, arriva prima all’osso che alla pelle dell’alleanza: «Nessuna morale da Siena Cambia – si legge -. I consiglieri comunali rimandano al mittente le polemiche di Siena Cambia, che non lavorando alla produzione di idee e contenuti mira solo ad attuare una polemica strumentale ben lontana dalla costruzione di un modello nuovo, efficiente, efficace, equo e sostenibile per la sanità regionale e senese. Così come non accettiamo morali da tutti coloro che invece di produrre reali idee di cambiamento si limitano alla retorica, come le recenti prese di posizioni del Centro destra e 5 Stelle. La critica deve portare a idee nuove, non a dare colpe. Non accettiamo “morali” da coloro che, invece di produrre quelle famose idee di cambiamento, si sono accomodati nella retorica non producendo, di fatto, alcun segno, atto o idea capace di portare a reali benefici per Siena». Il documento conclude: «siamo certi che i nostri consiglieri regionali, il nostro Sindaco, forti della nostra piena fiducia, conoscendo i contesti, le realtà, le potenzialità e percependo le criticità, sapranno ben rappresentare le istanze del nostro territorio in Regione, facendo squadra». Se pensiamo che il riferimento di Siena Cambia/Attiva è il vicesindaco Fulvio Mancuso, come possano continuare a fare squadra Pd e Siena Cambia/Attiva, è un mistero. O meglio, una presa in giro.
La sostanza che emerge dai fumi dello scontro, è che l’attuale maggioranza è fatta da “parenti serpenti” che non si sopportano più. Continua a sorreggersi su un patto politico che convinse la maggior parte dei senesi e che alla resa dei conti si è dimostrato solo un inganno fatto ai danni di chi, per valori e convinzioni legato al centrosinistra, si lasciò convincere che ci poteva essere una strada di netta rottura con il passato, senza fare il salto della quaglia sull’altro versante politico.
L’ennesima lite interna alla maggioranza dimostra anche altre cose: che tra Valentini e Mancuso l’idillio è finito, visto che Siena Cambia/Attiva porta qualche colpo ai fianchi del Sindaco; dimostra anche che Valentini è del tutto dentro la “nassa” del Pd, vista la frase, “il nostro Sindaco”, finora mai usata in comunicati del gruppo consiliare Pd. Ed è in fondo l’ulteriore dimostrazione, insomma – se si può esprimere liberamente un ‘opinione – che l’inganno continua secondo i copioni ormai consolidati nel Pd e dintorni a Siena, litigando a parole, giocando ai condizionamenti di basso livello, senza mai giungere all’unico atto residuale di coraggio politico e dignità: rompere la maggioranza, falsa fin dall’inizio nella sua finta coesione, per consentire alla città di tornare alle urne e di poter scegliere, stavolta senza trucchi e senza inganni.
Facente parte dell’analisi a pieno titolo, è quanto dichiarato a Radio Siena da Stefano Scaramelli, consigliere regionale Pd, leader dei renziani della provincia, tra i recordman di preferenze in Toscana. Intervistato da Susanna Guarino sul dibattito di lunedì 30 novembre (alle 18,30 al Jolly Hotel) organizzato dall’Associazione Doc, Scaramelli ha detto: «Siena doveva cambiare marcia, avere interlocutori nuovi. L’ho detto più volte ma questo non sta avvenendo e poi nessuno si lamenti se queste cose vengono dette davanti ai cittadini. Si sta sfiorando il senso del ridicolo». Sì, il senso del ridicolo.