Motel Connection in concerto ad Arezzo al Mengo Music Fest. Agenziaimpress.it li ha incontrati e intervistati in esclusiva pochi minuti prima del concerto di sabato 12 luglio.
Arrivo al Mengo, cuore in gola per l’intervista, c’è un gran fermento per questa serata conclusiva.«C’è poco tempo» mi dice l’organizzatore, volo nel back stage e in un attimo mi ritrovo con Samuel, Dj Pisti e Pierfunk. I Motel Connection si preparano per il concerto. Me li trovo in un box di legno affacciati ad una specie di bancone. Sono un po’ stanchi dopo le ultime tappe vorticose del loro tour, ma non perdono la voglia di scherzare, e fanno ridere anche me. «Questa è la nostra prima intervista da una terrazza-mi dicono- secondo me ci viene bene, siamo per le cose strane noi». Sorride Pierfunk.
Dopo due intense stagioni live in cui avete portato in giro per ‘Italia Vivace, il vostro ultimo album, come arriva la scelta di suonare ad Arezzo al Mengo Music Fest?
«Come arriviamo ad Arezzo? Col furgone!- scherza Samuel, frontman dei Motel Connection e dei Subsonica- in realtà è bellissimo trovarsi al centro di una città che riesce ad organizzare un festival di questo tipo, con musica ricercata e insolita per le piazze italiane, soprattutto d’estate. In più l’ingresso è gratuito. Complimenti a chi ha fatto i casting, ci piacciono molto i musicisti che abbiamo sentito».
A proposito di suonare gratis: il vostro ultimo tour è stato pieno di date ad ingresso libero. È stata una scelta comunicativa, per ampliare il vostro pubblico, o identitaria, una sorta di alternative rock open source?
«In realtà le serata a pagamento sono state molte- dice Samuel- e ci tengo a spiegarti: per Vivace, come per i nostri altri progetti discografici, ci sono due fasi. All’inizio appena esce il disco, solitamente di inverno, si fanno serate a porte chiuse e si suona anche sperando di rientrare nelle spese di produzione. Poi nella seconda fase estiva la tournée si sposta nelle piazze e nei parchi dove incontra, spesso e volentieri gratuitamente, un pubblico meno selezionato e più generalista. «Il progetto -spiega Pierfunk, bassista dei Motel Connection e primo bassista sei Subsonica- è portare la nostra musica tra la gente e al maggior numero possibile di persone. Per questo andiamo a selezionare le feste particolarmente interessanti dove trovare un pubblico diverso e allo stesso tempo curioso».
Dal 2000, anno in cui nascevano i Motel Connection a Torino, ad oggi, la strada fatta è stata tanta. Quattro album, due colonne sonore e diversi progetti cross-medialidi. Oltre al tour e alla pubblicazione del disco infatti, il 2013 per i Motel Connection è stato un anno di grandi soddisfazioni: l’acclamata performance sul palco dell’1 maggio in Piazza San Giovanni a Roma, l’apertura dei concerti italiani del “Delta Machine Tour” dei Depeche Mode, il successo riscosso di fronte a oltre 13.000 persone al “Redbull Double Trouble”, dove hanno sfidato sui balconi di Catania Roy Paci & Etna Gigante, il progetto “We(R)evolution tour” per creare, stimolare e promuovere start up nelle migliori università italiane in collaborazione con “Barcamper” e “Let’s Co Lab”, e il lancio dell’app ProxToMe per iPhone e Android per interagire con i propri fan.
Siete soddisfatti dei risultati ottenuti? Quindici anni fa quando è partita questa avventura, vi aspettavate di ritrovarvi nel 2014 avendo collezionato tutti questi successi?
«Questo dovremmo chiederlo a Pisti -scherza Samuel che inizia ad intervistare l’amico- Dj Pisti dicci un po’, pensavi di arrivarci così al 2014?» E Pisti: «Mia mamma non pensava nemmeno che ci arrivassi al 2014!». Risata di tutti i presenti nel back stage. «Il percorso di un gruppo- risponde Samuel- in realtà si disegna in un lungo tratto di tempo. Siamo arrivati fin qua ma il nostro desiderio è arrivare ben oltre. Spingersi laddove i Motel Connection non si sono mai spinti. Il segreto per una band è non porsi dei limiti e superare i traguardi che le tagliano la strada e andare oltre, sperimentando e non accontentandosi mai, anche nella contaminazione dei generi artistici».
«La fine di un progetto musicale, in questo caso Vivace, porta sempre con se un momento di decompressione e trasformazione. Ora è il momento di fare le valutazioni e capire come si è lavorato. Non abbiamo assolutamente niente di nuovo in testa. Quando ci fermeremo frugheremo un po’ in questo mare che abbiamo smosso e troveremo milioni di stimoli per nuova musica».
Piùche Vivace il vostro ultimo lavoro è audace, per il mix unico di electro rock, pop, dj set e contaminazioni trans frontaliere. A tutti i ragazzi che si affacciano nel mondo della musica volendo perseguire una strada coraggiosa e alternativa come la vostra, distaccandosi dall’omologazione del mercato musicale, che consigli date?
«Cercare di rappresentare se stessi nel modo più onesto possibile, costruirsi una propria identità e un modo unico di comunicare. Perché di questi tempi ormai ci sono davvero molti progetti e molta confusione. Oggi le nuove band fanno proprio fatica a sviluppare un percorso discografico personale e riconoscibile. Per questo è fondamentale sviluppare una fortissima identità».
Dopo l’intervista al Mengo si è ballato tutta la notte, anche sotto la pioggia, sfidando il tempo. Per il pubblico nuovi pezzi e grandi classici, ma soprattutto la sintonia di sempre. Energia e adrenalina electro rock. Immancabile la loro versione di “Personal Jesus” dei Depeche Mode, la sfrenata “Two” e “Should I stay Should I go” dei The Clash. Una notte irresistibile anche per i grandi della musica. Faceva capolino da dietro il palco l’altissimo cantante dei Negrita Pau. Impossibile non farsi notare. Impossibile resistere al richiamo dei Motel Connection.