I drammatici giorni dell’alluvione che, 50 anni fa, ha piegato Firenze: il geologo e divulgatore Mario Tozzi li racconta, indagando anche su quanto si è fatto finora per impedire che un disastro simile si ripeta, nella puntata di “Fuori Luogo” in onda alle 23.15 su Rai1. Dopo quella del Polesine nel 1951, quella di Firenze fu la prima alluvione che occupò per giorni la cronaca nazionale e internazionale. Poteva essere un’occasione per la risistemazione complessiva del territorio contro il dissesto idrogeologico. Un’occasione perduta.
La lezione dell’alluvione di Firenze Cosa abbiamo imparato dai lutti di Firenze? Come mai ancora oggi le alluvioni colpiscono in Italia piu’ che nel resto d’Europa? Quasi 5 secoli fa Leonardo da Vinci aveva già studiato una soluzione del problema dello straripamento dell’Arno, ma oggi si sta facendo concretamente qualcosa. Insieme a Mauro Grassi, direttore della struttura di missione contro il dissesto idrogeologico di Italia Sicura, si vedrà come, per mettere al sicuro Firenze, lungo il corso dell’Arno a monte della città, si stanno costruendo delle casse d’espansione dove deviare l’eccesso di acqua in caso di piena del fiume. Un sistema che potrebbe essere applicato anche ad altri fiumi, in altre parti del paese.
Firenze e l’alluvione del ‘66 Durante i giorni dell’alluvione a Firenze, accorrono giovani da ogni parte del mondo per salvare l’arte italiana. Per loro viene coniato il termine “angeli del fango”. Fra di loro c’era anche un giovanissimo David Riondino che, insieme a Mario Tozzi, ricorderà l’esperienza di quei giorni. Obiettivo, inoltre, sui preziosi manoscritti deturpati dal fango, alcuni dei quali devono ancora essere ‘salvati’; e sulla Basilica di Santa Croce che ospita il crocifisso di Cimabue, quello che, fra tutti i capolavori, Papa Paolo VI definì «la vittima più illustre dell’alluvione».