SAN QUIRICO D’ORCIA – «Horti Pacis, i Giardini della Pace’, con un incontro così ampio a Forme nel Verde di personalità del mondo della scultura, dalla Siria, Iraq, Turchia, Russia, Ucraina, Svizzera, Germania, Francia, Italia, altri paesi, offriremo, siamo certi, quell’esempio di unità d’intenti che l’arte rappresenta. Le opere negli Horti Leonini, con linguaggi, tecniche e modi diversi, testimoniano la ricerca di una pace esteriore ed interiore che solo la libertà e il diritto di espressione possono diffondere».
Il maestro Carlo Pizzichini, direttore artistico di Forme nel Verde 2022, spiega il messaggio di questa 51esima edizione, dal 23 luglio al 2 novembre. Una delle più longeve mostre di sculture all’aperto, quest’anno accoglie i lavori di 42 artisti da ogni parte del mondo. Le opere per la pace, imponenti e a misura d’uomo, con la dimensione espressione dell’ispirazione dell’artista, arricchiscono i cinquecenteschi Horti Leonini, collocate tra le siepi di bosso del parterre e sul grande prato in alto.
Il percorso raggiunge piazza Chigi, il primo piano di Palazzo Chigi Zondadari. Gli ‘Horti Pacis, i Giardini della pace’ si aprono alle opere degli allievi delle Accademie di Belle Arti di Carrara, Firenze Bologna e Milano; dialogano con la mostra della Raccolta di Scultura del Comune di San Quirico. Forme nel Verde 2022 accoglie ‘Celabrative Human’, la personale della ceramista di origine polacca, con studio a Faenza, Monika Grycko. Si perfeziona un progetto avviato nel 2021 di valorizzazione dell’arte della ceramica, di cui San Quirico d’Orcia vanta un passato glorioso.
Maestro, ‘Horti Pacis, i Giardini della pace’ perfeziona la sua direzione artistica di Forme nel Verde 2021 ‘Reflexes Sculture di luce’. La contingenza mondiale ha stimolato quest’anno la scelta del tema della pace?
«Progettare e organizzare una mostra nel periodo di una guerra, quasi alle porte di casa, è un’azione ardua, anche per le decisioni e i diversi sentimenti che animano il cuore e la sensibilità degli artisti. In ogni caso, è anche un atto dovuto, un contributo alla ricerca di un equilibrio mondiale: l’arte, la creazione, il far pratica e il piacere dell’invenzione, sono componenti essenziali dell’individuo. La libertà si identifica anche con il benessere e il piacere di apprezzare l’armonia di una società. La pace per essere liberi e la libertà per essere in pace. La creazione di un’opera, per l’autonomia con cui un artista sceglie il linguaggio, la tecnica, la materia, già interpreta e declina nelle diverse forme il messaggio di ‘Horti Pacis, i Giardini della pace’. Gli artisti che, con le loro sculture, hanno accettato di partecipare, elevano un inno alla gioia e alla pace».
‘Horti Pacis, i Giardini della pace’ è anche un manifesto culturale e sociale?
«Al groviglio della globalizzazione, si cerca di rispondere con l’arte e con la natura che si abbracciano, elevando ciò che ci è stato privato in questi ultimi anni. Ovverosia, la possibilità di incontrarsi, la condivisione, il confronto; ed ancora, il riconoscimento della differenza. L’autodeterminazione che ispira l’artista non esclude: include».
I protagonisti di ‘Horti Pacis, i Giardini della pace’?
«Quarantadue artisti delle varie nazioni, incontrati nelle Accademie, nelle Università, negli ambienti artistici, in situazioni pubbliche e private, nelle istituzioni, gallerie, altro. Con le loro opere, testimoniano scelte culturali, sociali, le tradizioni; Ci uniscono rapporti reciproci di stima e intesa, rispetto e riconoscimento; collaborazioni e condivisioni».
L’itinerario di ‘Horti Pacis, i Giardini della pace’?
«Il giardino degli Horti Leonini, che si apre agli altri ambienti della mostra, è elevato a contenitore delle voci degli artisti. Attraverso le loro opere dimostrano il talento, bene immateriale stimolato dalla sensibilità, dall’ispirazione, dalle esperienze di vita. È la ricchezza di ogni artista che si contrappone all’indifferenza che, sappiamo, causa tragedie. Le opere elevano i giardini a scenario ideale di un incontro fra i popoli delle terre martoriate, delle nazioni ricche o povere, neutrali o indipendenti. Nel silenzio confortante degli Horti Leonini le forme candide dei marmi, le patine dei bronzi e dei legni, la ruggine dei ferri, la lucentezza dell’acciaio, si protendono ad un abbraccio universale: un collettivo e silenzioso atto d’amore contro il clamore, la barbarie di ogni guerra» (www.formenelverde.com).