Il Monte dei Paschi di Siena al centro del confronto tra candidati nelle primarie del centrosinistra. La gestione delle finanze di Rocca Salimbeni è pane per I denti di chi mira a rottamare o a gettare ombre su chi, negli ultimi 15 anni, è stato molto vicino alla gestione della banca senese ancora per poco. Il tutto in netto contrasto con chi, proprio a Siena, e con le tessere dello stesso partito, continua a difendere la bontà di quanto è stato fatto e di quel piano industriale al centro ormai da mesi di battaglie e confronti accesi con i sindacati. Una differenza di vedute che diventa quanto mai interessante a pochi giorni dalla chiusura della campagna elettorale per le primarie e che vedrà protagonista nella città del Monte Matteo Renzi. Curioso sarà ascoltare a fondo il rottamatore pensiero in merito e ancor più stuzzicante conoscere le reazioni del pd senese.
 
Puppato dalla parte dei lavoratori Oggi, intanto, è toccato alla canddata Laura Puppato che si schiera dalla parte dei dipendenti criticando aspramente il piano industriale, la precedente gestione e invocando una riflessione in merito all’interno del partito. «Seguo con preoccupazione l'evolversi della situazione dei lavoratori del gruppo Monte dei Paschi di Siena – ha sottolineato Puppato -. E' inaccettabile che le responsabilità di una scellerata e cattiva gestione sia ora dalla nuova dirigenza aziendale scaricata sui lavoratori. Il piano industriale 2012-2015 prevede cessioni d'asset, esternalizzazioni e significative ristrutturazioni delle aree territoriali, quali soluzioni al contenimento dei costi – spiega -. L'azienda ha inoltre disdetto il Contratto Integrativo Aziendale andando ad intaccare le condizioni contrattuali collettive dei lavoratori. L'esternalizzazione dei servizi è in controtendenza con l'accordo siglato da Abi e sindacati, e introdurrebbe la progressiva precarietà del rapporto di lavoro per migliaia di lavoratori sparsi su tutto il territorio nazionale, in particolare nelle province di Siena, Mantova, Firenze, Lecce, Padova, Milano e Roma. L'obiettivo di riduzione dei costi strutturali – continua Laura Puppato – può avvenire in altro modo, secondo le proposte avanzate dai sindacati. Perchè la cessione ad altre società delle attività e del personale, non garantisce assolutamente il posto di lavoro ed il contratto dei bancari agli oltre 2.300 dipendenti interessati, se non per un breve periodo di tempo. Non vorrei che si aprisse uno scenario altamente negativo per il mantenimento di questi posti di lavoro. Non vorrei che il percorso che è iniziato fosse l'anticamera della mobilità e il preludio al licenziamento».
 
Appello al Pd e al Governo «Chiedo che il Partito Democratico – conclude Puppato -, oltre all'interpellanza urgente che sarà presentata alla Camera la prossima settimana, si faccia carico in tutte le sedi istituzionali e locali per far ripartire la trattativa tra le parti. Infatti il Governo non può rimanere insensibile rispetto a uno dei maggiori operatori nel settore del credito in Italia e nei confronti del quale sarà esposto per un importo complessivo di 3,4 miliardi di euro».
 
Un Monte da rottamare Ad inaugurare la campagna elettorale sul tema Monte dei Paschi era stato però proprio quell Matteo Renzi che sarà ospite senese sabato. Lo aveva fatto senza i mezzi termini consueti del rottamatore in seguito alla ben nota vicenda delle Cayman. E intervenuto alla trasmissione Agorà attaccò la classe politica che ha influito sulle scelte strategiche del Monte dei Paschi di Siena negli ultimi 15 anni: gli esponenti del suo stesso partito e in particolare, senza citarli, fa riferimento a Massimo D'Alema e a Pierluigi Bersani. «Questo è un Paese in cui la classe dirigente ha consentito di acquistare Telecom, nel modo che sappiamo, ai cosiddetti “capitani coraggiosi” una delle operazioni più vergognose della storia dell'Economia finanziaria italiana. C'era un presidente del Consiglio e c'era un ministro dell'Industria. Vogliamo parlarne? E' la classe politica che ci ha messo 15 anni a distruggere una banca che i senesi avevano impiegato cinque secoli a fare. Vogliamo parlare di Antonveneta o di Banca 121?».
 
Il Tabacci “senese” La palla passa poi a Bruno Tabbacci che, evidentemente, aveva imparato da vicino a conoscere il caso Monte dei Paschi quando si spese come spalla politica di Gabriele Corradi alle ultime elezioni amministrative del 2011 «In Toscana lo sanno tutti che per anni le forze del centrosinistra hanno dato le carte e ripartito i ruoli sul Monte dei Paschi, che è stato una greppia per tanti nella quale anche i popolari hanno fatto la loro parte. E Renzi lo sa – dice ancora il candidato alle primarie -. D'altronde la stessa vicenda del Pd nasce da tutte queste storie della Margherita e del Pd che pesano, che lasciano il segno e che rendono difficile un reale rinnovamento di uomini e di contenuti».

#oppurevendola Breve cenno alla questione anche per il candidato Nichi Vendola: «Bersani e Renzi si stuzzicano su Cayman e Monte dei Paschi. L'alternativa? Oppure Vendola, come dice lo spot: non ho a che fare con le banche e con un sistema di stati che si indebitano per salvarle. Le banche comandano e si sono fatte Stato. Anzi Stato planetario».
 
Silenzi e denunce alle urne A dire il vero il candidato che meno si è esposto sul tema Monte dei Paschi è stato proprio il segretario del Pd Bersani, colui che sembra stia riscuotendo I maggiori consensi all’interno del partito senese. La vittoria delle primarie si gioca anche sul Monte dei Paschi. A convincere gli elettori saranno i silenzi o le denunce?