Va a finire che al Parma toccherà la sorte del Siena…. La piega che hanno preso, mi sembra quella.
Netta sensazione che tra un po’ dovranno cominciarsi a lavarsi le maglie a casa e organizzare le trasferte con le proprie automobili.
Succede.
Varrà semmai la pena informare Cassano (così facciamo un po’ di moralismo un tanto al chilo) che “l’inferno” che ha vissuto a Parma, nell’Italia di adesso lo attraversano ogni giorno qualche milione di lavoratori.
Con una differenza.
Che i milioni di lavoratori non hanno alle spalle quindici anni di carriera a due-tre milioni netti a stagione. E provi, magari, a mettersi nei panni di chi lo stipendio non lo porta a casa da mesi e nell’inferno di una fabbrica, di un cantiere, di un campo da coltivare, deve ritornarci ogni lunedi mattina. E con il cuore parecchio più gonfio del suo.
«Non è per i soldi, ma per la mia dignità di professionista che è stata umiliata», ha detto.
Non credetegli.
E’ solo questione di soldi. Che della dignità di professionista, ai calciatori importa pochissimo. E ai loro procuratori, anche meno.
Che anche quando riscuoteva regolarmente, uno come Cassano la sua dignità di professionista la esplicava sempre a modo suo: facendo quasi mai la vita di un atleta (leggete la sua biografia, tanto per dire), ingrassando come un bufalo fino a sfiorare il quintale e insultando a sangue compagni, allenatori e financo un presidente che non lo trattava neanche malaccio («vecchio di merda, vedi di non rompere i coglioni» cit.) .
Quindi, Cassano non prenda in giro nessuno. E soprattutto, non chiami in causa dignità che non gli appartengono.
Anzi, faccia l’ultimo favore: si tolga dai piedi. Si trasferisca una volta per tutte in uno di quei campionati lontani ed esotici (Cina, Emirati Arabi, India) dove la dignità dei calciatori la salvaguardano meglio, tant’è vero che ci sono fior di campioni che pur di andarci smettono praticamente di giocare a 26-28 anni, e poi te la vorrebbero anche far passare come “una scelta di vita”.
Cassano faccia sparire la sua faccia dai giornali. Definitivamente.
Soprattutto, ci liberi da quei meravigliosi giornalisti che ad ogni assist riuscito (sempre di meno, se non l’avete notato) ribattono sul “Fantantonio” o sul “Peter Pan”.
Di “Fanta”, questo tipo non ha mai avuto niente. Se non la sciatteria.
E fossi Peter Pan, avrei da tempo dato mandato ai miei legali per una denuncia per diffamazione.
Sarà moralismo un tanto al chilo, ma «quanno ce vò, ce vò». Dicono a Roma.