Sarà il nuovo cda di Chiantibanca, e non quello uscente, a valutare l’eventuale opzione di ‘way out’ dalla nascente holding del credito cooperativo, ma solo dopo che Bankitalia darà il via libera al piano industriale per la fusione con le Bcc di Pistoia e Area Pratese, operazione che farà salire il patrimonio dagli attuali 227 mln a oltre 300 mln. Chiantibanca ha precisato che «qualsiasi valutazione relativa al cosiddetto ‘way-out’ dalla futura holding previsto dalla recente riforma sul credito cooperativo sarà di pertinenza del nuovo consiglio di amministrazione eletto dalla prossima assemblea, e quindi sottoposta al giudizio dei soci». E «più che i dettagli della normativa – si legge ancora -, decisiva sarà la valutazione del progetto industriale elaborato da Federcasse e, quindi, della futura holding. La decisione dipenderà dalla chiarezza ed efficacia del progetto stesso e dalla capacità – in cui confidiamo – di ridisegnare e dare una svolta al movimento». «Quanto alla questione relativa alla soglia patrimoniale prevista dal Decreto Legge per il ‘way-out’ – si spiega – qualsiasi calcolo (e relativa valutazione) che si basasse sulla situazione precedente all’avvio del progetto di fusione con BCC di Pistoia e BCC Area Pratese, non ha alcuna rilevanza». Chiantibanca aspetta Bankitalia sul piano industriale – già presentato a fine 2015 – per il progetto di fusione, dopodiché potrà convocare l’assemblea dei soci ad aprile. L’assemblea eleggerà il nuovo consiglio di amministrazione e sarà chiamata ad esprimersi sul progetto di fusione, oltre ad approvare il bilancio 2015. Ma dovrebbe recepire la candidatura alla presidenza, al momento ‘in pectore’, di Lorenzo Bini Smaghi, l’attuale presidente di Societé Generale.
La riforma delle Bcc Una soglia minima ‘alta’ a 1 miliardo di euro che porterà così alla costituzione di un unico gruppo delle Bcc ma una via d’uscita per chi non vuole aderire, permettendo la trasformazione in spa senza rinunciare alle riserve dietro il pagamento di una quota allo Stato. Questi i principali punti della riforma delle Bcc varata dal Consiglio dei Ministri modificando in parte l’autoriforma del settore attraverso una mediazione fra le diverse ipotesi.
L’ancora per salvare Mps? Una riforma che secondo il quotidiano Libero nelle intenzioni del Premier Matteo Renzi potrebbe rappresentare un’ancora di salvezza per banca Mps alle prese con andamenti altalenanti del titolo e un matrimonio con un partner che ancora non si trova. Sarebbero, infatti, dieci le Bcc toscane che hanno un patrimonio di 200 milioni di euro, come il gruppo empolese Cabel e Chianti banca che potrebbero così trasformarsi in spa e dare l’assalto all’istituto di Rocca Salimbeni. A sostenere il “piano MPS” di Renzi – secondo quanto si legge nelle indiscrezioni di stampa – anche i nomi presenti nelle varie Bcc toscane che potrebbero esserne coinvolte. «Il presidente della Bcc di Cambiano è Paolo Regini – si legge su Libero – e la moglie, Laura Cantini, è senatrice Pd in quota «Renzi» dal 2012; nella stessa banca figura, tra i dirigenti, Marco Lotti e suo figlio Luca è il sottosegretario, plenipotenziario del premier, che ha in mano il dossier Bcc. E proprio Lotti, ieri, è uscito allo scoperto: prima ha detto che sui rimborsi ai risparmiatori «si vedrà più avanti» (e qui si è tirato addosso le critiche di Renato Brunetta); poi ha promosso la riforma (che ufficialmente non esiste) sostenendo che «aiuta a consolidare il sistema». Di quale sistema parla?».