SIENA – ‘Neo’ interroga la materia: Marco Andrea Magni sospende la scultura, sei sfere come nuclei pronti a fondersi, in una parete di FuoriCampo, scenario della sua personale ‘Ho l’impressione che mi manchi qualcosa’.
La Galleria, Siena, di Esther Biancotti e Jacopo Figura continua la strategia di investire nel territorio con progetti di arte contemporanea che, condivisi nel panorama internazionale, sorprendono e interessano.
‘Ho l’impressione che mi manchi qualcosa’ supera le parole che si compongono nell’invito dell’artista a riparare, riflettere. ‘‘Lo spazio punto’, legno, magnete neodimio, vetro antiriflesso o specchio, chiodo placcato oro 24k, è un’opera di tensione e misura. Un chiodo placcato oro si erge sul vetro, sospeso dalla forza di un magnete nascosto, lo punge senza perforarlo. «Sembra sfidare la gravità, ma in realtà obbedisce alla legge più sottile della giusta distanza: il punto in cui il contatto sfiora, ma non si consuma», dice Magni.
‘Gassa’, carta vetrata, foglia oro 24 Kt montata su tavola, cattura l’attimo sospeso: la lucentezza dell’oro sfiora la ruvidità della carta vetrata senza mai possederla del tutto.
«La mostra racconta la percezione di una vertigine: quella di un’assenza. La mancanza reale attraversa il nostro presente che il linguaggio dell’arte può interrogare con precisione».
‘Carta Vetrata,’ carta, saliva enzimatica artificiale, vetro antiriflesso, evoca ciò che non c’è. L’equivoco si chiarisce e i materiali sono rivelati dal foglio incorniciato da un vetro
L’apertura della mostra il 25 aprile, festa della Liberazione, segna l’importanza della ricerca di qualcosa che, appena data, sfugge già.
L’allestimento incarna questo stato di sospensione: camminando su un pavimento di pluriball rosa, lo spettatore interagisce con la Galleria. Questa membrana fragile si fa soglia e filtro: trattiene e rilascia, i materiali si caricano di senso. ‘Neo’ con le sei sfere magnetiche in neodimio, patinate al rutenio ha la sua logica. La scultura interroga la materia e il destino, un equilibrio precario tra potenza ed eleganza, tra gioiello e proiettile. Il percorso conduce a ‘Millebolle’, stampa a colori UV LED su pluriball. In un ritorno che è metamorfosi, il pluriball si riappropria del suo sogno perduto: stampato con l’immagine di una carta da parati, si fa superficie, decoro, architettura.
Le opere tendono ad essere modi di stare nel mondo, si predispongono a seguirne le forme, accogliendo di volta in volta le misure giuste per starvi dentro. «Chi entra in questo spazio si confronta con una domanda non con una risposta. E quella domanda – ‘che cosa mi manca?’ – è forse la sola che valga la pena continuare a porre», avverte Marco Andrea Magni.