CHIUSI – Paolo Buricca è un imprenditore toscano che lavora in Ucraina da quattordici anni, dove ha una azienda che commercializza mobili, sanitari, rubinetteria, a grandi catene. Ha scelto di vivere a Kiev, dove abita in centro, avendo preso casa in un palazzo al 14esimo piano.

La guerra per lui è stata una sorpresa, come per la maggioranza degli ucraini, che nonostante l’assembramento di truppe russe lungo i confini e le informative delle intelligence di mezzo mondo, continuavano a credere che non sarebbe mai accaduto che l’esercito di Putin invadesse l’Ucraina. Il 24 febbraio, Paolo Buricca era a casa sua, incredulo di dover sentire il suono delle sirene che avvertivano la popolazione di attacchi missilistici sulla capitale. Lui l’Ucraina in questi anni l’ha conosciuta bene e le immagini che ha visto in questo mese di guerra sono scene di un’altra epoca. A pochi giorni dall’inizio della guerra è riuscito a tornare in Italia da dove invia aiuti umanitari agli ucraini.

Conosceva persone che hanno perso la vita a causa del conflitto?

Sì, conoscevo dei ragazzi che lavoravano in un’azienda con la quale avevo dei rapporti commerciali. Uno in particolare parlava bene l’italiano perché aveva una zia che lavorava a Roma dove lui da bambino ha trascorso dei mesi per vacanza. Poi ci sono figli e conoscenti di amici, morti a diciotto vent’anni, vedo le foto postate e leggo le loro storie sui social che sono strazianti.  Sono giorni di grande dolore.

Fino a qualche settimana fa diceva che sarebbe restato a Kiev finché avrebbe potuto. Cosa le ha fatto cambiare idea?

I primi giorni di guerra ho imbracciato il fucile anch’io e ho partecipato alla perlustrazione delle strade per metterle al sicuro dagli sciacalli che rubano nelle case. Purtroppo, ce ne sono tanti di sciacalli. Abbiamo formato ronde di civili. Insieme a me, che ho una discreta conoscenza di armi in quanto cacciatore di lunga data, c’erano dei ragazzi che non avevano mai visto un fucile prima. Vedere un ragazzino imbracciare un fucile fa uno strano effetto che non saprei descrivere, come di qualcosa che non è normale. Poi i miei amici mi hanno detto che in prima linea non sarei potuto andare, che sarei stato più utile in Italia a organizzare gli aiuti.

Quindi li sta aiutando dall’Italia, in che modo?

Facendo pacchi e spedendo cose di cui non avrei mai immaginato ci potesse essere bisogno in Ucraina. Pannolini per bambini, latte in polvere, medicinali, tanti medicinali. Nel contempo, ho aiutato settanta persone a venire in Italia e trovare ricovero. Si tratta di donne, bambini, anziani che sono potuti venir via. Molti anziani invece restano sotto le bombe per far si che i più giovani trovino spazio sui treni e sui convogli umanitari.

A un mese dalla guerra si iniziano a tirare le somme dei danni causati. Innanzitutto c’è il numero dei soldati russi morti, si parla di circa 15 mila, mentre il numero dei civili resterebbe basso.

Penso che il numero dei soldati russi caduti sia inferiore a 15mila, forse attorno ai 10mila, ma il numero dei civili morti è sicuramente molto più alto di quello che viene diramato, almeno del doppio.  Ciò vale pure per i bambini, purtroppo.

I russi sembra si siano impantanati.

Hanno scelto una strategia che alcuni analisti non comprendono. L’uso dei tank per esempio, l’impiego massiccio della fanteria, probabilmente erano convinti che ci avrebbero impiegato meno tempo a invadere. A Kiev con i carri armati non ci entri, le strade sono strette, è impossibile manovrali. Ora la resistenza ha trovato gioco facile nell’attaccare le truppe russe tendendogli imboscate, ma la sensazione è che i russi volendo potrebbero farla finita in breve tempo, e non parlo di nucleare, quanto di armi tattiche veramente micidiali.

Le armi che i paesi della Nato stanno inviando all’esercito ucraino in qualche modo concede loro la possibilità di resistere.

Le armi danno una spinta al morale, danno coraggio per andare avanti. Alcuni analisti sul campo dicono che contro la Russia non è possibile che l’Ucraina vinca.

E quindi non ci sono alternative per l’Ucraina che subire l’invasione?

A decretare la fine del conflitto saranno le trattative diplomatiche. Ci vorrebbe una figura di riferimento forte, come la ex cancelliera tedesca Angela Merkel che è molto stimata da Putin.

Per giustificare questa guerra sono state date motivazioni metafisiche, penso alla chiesa ortodossa, ragioni di geopolitica con le ambizioni imperialiste di Putin, ma poi si parla di territori ricchi di giacimenti e porti strategici.

Il Donbass è molto ricco di risorse minerarie. Da solo rappresenta il 40% del PIL ucraino. I porti di Mariupol e Mykolaiv, sotto massiccio attacco, sono strategici per il commercio, di minerali e semilavorati il primo e di cereali il secondo. Pensi, il costo di un trasporto con una nave di 10 mila tonnellate di cereali da Mykolaiv al porto di Ravenna si aggira attorno ai 25 mila euro, mentre per trasportare 22 tonnellate di cereali su gomma, con un autoarticolato che percorre la stessa distanza, ci vogliono tremilacinquecento euro.