tunnel-tav-firenze-2 Quattro arresti e oltre 50 indagati in una maxi operazione dei carabinieri del Ros, coordinata dalla procura di Firenze. Nel mirino la gestione illecita degli appalti delle cosiddette Grandi opere. Le indagini sono coordinate dalla procura di Firenze, perché tutto è partito dagli appalti per l’Alta velocità nel nodo fiorentino e per il sotto-attraversamento della città. Da lì l’inchiesta si è allargata a tutte le più importanti tratte dell’Alta velocità del centro-nord Italia ed a una lunga serie di appalti relativi ad altri Grandi Opere, compresi alcuni relativi all’Expo. Nel mirino anche la costruzione della Tirrenica.

Agli indagati vengono contestati i reati di corruzione induzione indebita, turbata libertà degli incanti ed altri delitti contro la Pa. Le ordinanze di custodia cautelare sono in corso di esecuzione dalle prime ore di questa mattina a Roma e a Milano da parte del Ros, che contestualmente sta effettuando in diverse regioni perquisizioni di uffici pubblici e sedi societarie riconducibili agli indagati. Un «articolato sistema corruttivo che coinvolgeva dirigenti pubblici, società aggiudicatarie degli appalti ed imprese esecutrici dei lavori»: è quanto evidenziato dall’inchiesta.

Le accuse Il dirigente del Ministero dei Lavori Pubblici Ettore Incalza è finito in manette. È stato arrestato dopo che la Procura lo aveva indagato per associazione a delinquere finalizzata alla corruzione e all’abuso d’ufficio nell’ambito dell’inchiesta sulla Tav. Gli altri sono gli imprenditori Stefano Perotti (che vive a Firenze), Francesco Cavallo, e Sandro Pacella, collaboratore di Incalza. Secondo i carabinieri del Ros, coordinati dal procuratore Giuseppe Creazzo, Incalzo aveva anche «portato un rilevante contributo» per agevolare il Consorzio Nodavia, capeggiato dalla Cooperativa rossa Coopsette. Secondo l’accusa sarebbe stato proprio Incalza – definito «potentissimo dirigente» del ministero dei Lavori Pubblici, dove è rimasto per 14 anni, attraversando sette governi, fino all’attuale – il principale artefice del «sistema corruttivo» scoperto dalla procura di Firenze. Sarebbe stato lui, in particolare, in qualità di «dominus» della Struttura tecnica di missione del ministero dei Lavori pubblici, ad organizzare l’illecita gestione degli appalti delle Grandi opere, con il diretto contributo di Perotti, cui veniva spesso affidata la direzione dei lavori degli appalti incriminati. Riguardo agli altri due arrestati, Pacella è un funzionario del ministero, stretto collaboratore di Incalza, così come gravitava nell’ambito del dicastero anche Cavallo, presidente del Cda di Centostazioni Spa, società del gruppo Ferrovie dello Stato.