Cercano un libro, lo domandano, lo consultano, lo posano liberamente. Vi trovai riunite una mezza dozzina di persone che quando mi sentirono chiedere le opere del Palladio rivolsero tutta la loro attenzione su di me.
E’ Goethe, in una pagina del suo Viaggio in Italia. Racconta la sua esperienza in una libreria italiana – non so quale – che ebbe modo di visitare il 26 settembre 1786 e sono molte le cose che di essa racconta, alcune curiose.
E’ un brano che ho incontrato leggendo lo splendido “Librerie. Una storia di commercio e passioni” di Jorge Carriòn (Garzanti), più che una storia, in realtà, un incredibile e invidiabile viaggio nelle librerie del mondo. Trabocca di citazioni, ma è proprio questa pagina di Goethe che mi porterò dietro.
Il grande tedesco è stupito: ma come, i libri sono tutti rilegati (allora non era uso) e sono accessibili a tutti i visitatori. Ma soprattutto ci sono i visitatori: si intrattengono in libreria, si rivolgono la parola, conversano abilmente tra loro e tra loro e i libri.
Incredibile: la conoscenza può arrivare non solo attraverso i libri, ma anche attraverso le persone che amano i libri. Perfetti sconosciuti, magari, di cui si è solo incrociato lo sguardo che accarezzava il dorso di un libro.
Conclude Goethe:
Conversai a lungo con molte altre piacevoli persone e dopo essermi bene informato sulle cose notevoli della città mi congedai.
La libreria come casa, come piazza, come salotto. Da allora sono passati oltre 200