SIENA – Quali sono gli effetti sull’ecosistema di due anni di lotta alla pandemia? Dove vanno a finire le tonnellate di dispositivi di protezione usati tutti i giorni nel mondo?
Quali sono i rischi per la nostra salute connessi con un uso poco attento dei sistemi di igienizzazione e sanificazione degli ambienti domestici e di lavoro? Quali le soluzioni?
Di questo si discuterà all’Accademia dei Fisiocritici il 12 novembre alle 17 nella tavola rotonda “L’impronta coronavirus: l’impatto della pandemia sull’ambiente e sul nostro benessere quotidiano”. L’iniziativa, organizzata nell’ambito del Festival della Salute, sarà sia in presenza che in diretta streaming sul canale YouTube Accademia Fisiocritici Siena.
Coordinati dalla professoressa Letizia Marsili, ecologa dell’Università di Siena, parleranno i fisiocritici Laura Burgalassi, responsabile del Servizio di Medicina Occupazionale di GSK Vaccines di Siena, Matteo Guidotti, chimico presso il CNR di Milano, Spartaco Mencaroni, specialista in Igiene, Epidemiologia e Sanità pubblica all’Ospedale di Lucca. Il pubblico potrà porre domande attraverso la chat per avere risposte in tempo reale.
Burgalassi, basandosi sulla sua esperienza di medico specialista in medicina del lavoro, si concentrerà sulla necessità di un approccio globale alle patologie pandemiche non solo sanitarie ma anche sociali, economiche, culturali legate a loro volta alla sfida ecologica.
La pandemia da Covid-19 vista dagli occhi di un chimico come Guidotti solleva il problema della produzione e dello smaltimento di quantità abnormi di dispositivi di protezione individuali, di presidi usa e getta quali mascherine, guanti, pellicole protettive, dell’impiego di igienizzanti e disinfettanti anche in ambiti non sanitari, con modalità d’uso talvolta sconsiderate e inappropriate.
Mencaroni parlerà del rapporto fra salute e ambiente, sia dal punto di vista epidemiologico che della diffusione di inquinanti come pure dell’impatto ecologico della pandemia legato a modalità e costi di smaltimento del materiale sanitario ma anche dell’opportunità di sviluppare tecnologie green e materiali indossabili ecosostenibili.