La Toscana resiste meglio di altre regioni alla recessione economica prodotta dalla crisi. E’ il dato che emerge dal secondo Rapporto sulle povertà dell’Osservatorio Sociale Regionale. Ma 62.000 famiglie e 143.000 persone sono comunque in povertà assoluta. L’11% della popolazione è costituita da stranieri. I toscani stanno invecchiando: 2 anziani per ogni giovane 0-14. Aumentano le disuguaglianze tra generazioni e la fragilità dei nuclei familiari si riflette sulla povertà minorile e su quella alimentare.

Il 3,8% delle famiglie toscane in povertà assoluta Nel confronto con il resto del paese, la Toscana presenta livelli di povertà assoluta di gran lunga inferiori alla media nazionale. La regione è nel 2016 la seconda, dopo il Trentino, con il più basso livello di famiglie in povertà assoluta, pari al 3,8%, contro una media nazionale del 7,3% e rispetto a regioni con condizioni economiche generali simili se non migliori, come il Veneto (4,5%) e la Lombardia (5,5%). Il 3,8% delle famiglie toscane dunque sono in povertà assoluta (media Italia 7,3%): circa 62.000 famiglie e 143.000 individui, numeri raddoppiati rispetto al 2008 ma che nel confronto nazionale mettono in rilievo una buona capacità di resilienza rispetto alla crisi economica in corso. L’incidenza di povertà relativa in Toscana, in diminuzione e tradizionalmente inferiore a quella media italiana, è identificata al 2016 con un 3,6% di famiglie (circa 59mila) che hanno una spesa media per consumi al di sotto della soglia di povertà relativa (era 8,4% nel 2004 e 9,1% nel 2012): circa 1/3 della percentuale media nazionale (10,6%) e la più bassa tra le regioni. Nonostante si sia registrato nel 2017 un aumento della povertà relativa rispetto al 2016, resta comunque la metà del dato italiano (5,9% rispetto a 12,3%) e come miglioramento rispetto al periodo pre-crisi la Toscana è la terza regione in Italia.

La fotografia delle famiglie povere In Toscana ci sono 3,7 milioni di residenti (408.000 sono stranieri, l’11% della popolazione), che stanno invecchiando (1/4 sono anziani e ci sono 2 anziani per ogni giovane 0-14 anni) e che vivono in famiglie sempre più piccole (2,25 componenti medi), inedite (dominano le famiglie unipersonali, crescono le coppie senza figli e le monogenitore, diminuiscono le coppie con figli) e instabili (diminuiscono i matrimoni e aumentano separazioni e divorzi). La povertà è aumentata soprattutto per le famiglie con componenti in età da lavoro e con figli, mentre sembra aver risparmiato le famiglie con capofamiglia in pensione. Le tipologie familiari più colpite sono le numerose, le monogenitore, quelle con capofamiglia under 35, straniero o con titolo di studio basso. L’incidenza è massima in caso di disoccupazione, ma nel 43% delle famiglie povere il capofamiglia lavora.

Aumento delle disuguaglianze intergenerazionali Migliorano mercato del lavoro (8,5%di disoccupazione contro il 13,2% nazionale), livelli di istruzione (abbandoni scolastici al 11,5% e laureati 30-34enni al 29%) e fenomeno giovani NEET, Not in education, employment or training (16,7% in Toscana contro il 24% in Italia), anche se resta ancora un gap da colmare rispetto agli standard europei. Sembrano allargarsi le disuguaglianze intergenerazionali, tra coloro che hanno un reddito e una serie di sicurezze sociali in grado di proteggerli dai possibili percorsi di impoverimento (pensionati o lavoratori a tempo indeterminato di lungo corso) e coloro che, al contrario, non li hanno (giovani precari, giovani senza lavoro o in entrata
nel mercato del lavoro).

La povertà alimentare La povertà alimentare, che in passato riguardava in maniera pressoché esclusiva la marginalità estrema, è uno dei volti più “nuovi” dei processi di impoverimento in Toscana: nel 2016 sono state circa 54.500 le famiglie toscane che per alcuni periodi dell’anno non hanno avuto il denaro per acquistare il cibo necessario.